Undici canzoni ben suonate e prodotte, praticamente inattaccabili.
Se una deejay sulla cresta dell’onda decide di ritornare alla sua prima passione (cantare) e quindi chiudersi in sala di registrazione e offrire al mondo undici canzoni nuove di pacca, allora i casi sono (almeno) tre: a) la deejay di cui sopra ha intenzione di battere il ferro finché è caldo; b) un disco rappresentava l’unica soluzione per fornire al proprio ego la possibilità di strabordare; c) l’importante era divertirsi. Il mondo – e non solo quello discografico – pullula di personaggi che saltano dall’altra parte della barricata senza pensarci troppo, perlomeno Ketty Passa, al secolo Concetta Passaretta, il suo volo lo ha realizzato circondandosi di gente che ne capisce, tipo Olly Riva, voce degli Shandon e The Fire e libero di scorazzare alla consolle, Ferdi dei Casino Royale, Mattia Boschi in uscita dai Marta sui Tubi. Garanzie di suoni in movimento, di accenni di hip hop, swing, reggae, funky, ben assecondati dai Toxic Tuna e centrifugati in un disco impeccabile dal punto di vista della produzione, ben suonato (a volte sembra di avere a che fare con i ricchi arrangiamenti tipici del pop italiano dei ’60), dominato da una voce da far invidia in quanto a timbrica e potenza espressiva.
Con i primi due pezzi del lotto (“Ultimo tango” e “Criminale”) si capisce già tutto, poi è sufficiente godersi lo sha-la-la-la di “Solo se” per buttare a mare la noia, ma guai a dimenticare le parole offerte dal testo di “Italia da bere”, tanto per accorgersi che qui dentro, oltre al rapporto tra giovani uomini e giovani donne c’è dell’altro, compresa qualche caduta di tono (che noia “Mi arrendo per te”…).
"#cantakettytipassa" sembra disegnato su misura per chi è in cerca di tracce di sonorità accessibili e al tempo stesso disdegna la plastica puntualmente offerta dai carrozzoni dell’industria discografica, astenersi adoratori incondizionati dell’indie e dei colori pastello, di lagne spacciate per capolavori e sperimentalismi fini a se stessi: qui in mezzo non si troverebbero a loro agio.
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La recensione #cantakettypassa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-09-13 00:00:00
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