Quando mi trovo a recensire un disco che si definisce trip-hop sono sempre molto sospettoso: il trip-hop è un genere in cui per molti versi è stato detto, se non tutto, quasi tutto, ed è un genere in cui i nomi di maggior peso, oramai, centellinano i dischi col contagocce, oppure passano decisamente ad altro genere (vedi i Morcheeba). E’ quindi, secondo me, molto difficile fare bene, riuscendo ad essere totalmente originali, evitando perciò di ricopiare pedissequamente cliché già visti, campioni già sentiti e così via.
Ed in effetti gli U-topia a tratti cadono nella trappola della citazione: i campioni utilizzati e le sonorità proposte hanno spesso un sapore già sentito, a volte in modo meno chiaro, a volte in modo quasi lampante, pescando dal repertorio di gruppi come Massive Attack e Archive. Quello che fa sì che questo disco sia una vera e propria chicca non è quindi la sua originalità (per quanto questa sia decisamente rimarchevole sul territorio italiano), quanto piuttosto il modo notevolissimo in cui il gruppo ha dimostrato di aver ‘imparato la lezione’.
Le citazioni sono fatte in modo intelligente, con ottimo gusto, pescando bene, e senza esagerare, riuscendo a regalare un disco che si snoda sinuoso e suadente, alternando tracce strumentali (la eccellente “Psycho synth”) a tracce cantate (“Relief”) su cui la voce di Kiara si muove con disinvoltura sulle oscure tracce disegnate da Philip e Dj Krash.
L’atmosfera complessiva è quella che si poteva trovare una manciata di anni fa in uno dei dischi del bristol sound, di cui oramai restano in piedi pochi (ma buoni) mattoni: suoni bui, un’atmosfera densa e pesante, che solo a tratti viene ingentilita dalla voce della vocalist, in cui le spigolosità sonore abbondano. La differenza è che questo disco è uscito in Italia, quando la moda si è oramai spenta, risultando un prodotto di maturità e spessore davvero notevoli, senza strizzare troppo l’occhio alle mode, e dipanandosi ottimamente lungo 19 tracce, non risultando mai stucchevole.
Decisamente è il modo migliore di aspettare il prossimo disco dei Massive Attack.
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La recensione Background door di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-03 00:00:00
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