Trovata la quadratura, i Ghiaccio Uno potranno spingersi più in là e osare. Prima però...
E’ un primo Ep e va considerato come tale. Quindi, cosa c’è di buono in questo esordio firmato Ghiaccio Uno? Di buono c’è che ogni esordio, per definizione, è un punto di partenza, una piattaforma su cui si può iniziare a lavorare. A volte questa è bella solida, altre è necessario sistemare le fondamenta. In ogni caso, mettersi in gioco è il primo passo. Qui abbiamo quattro pezzi che nel giro di poco più di diciassette minuti mettono sul piatto un rock tendenzialmente standard, dallo sfondo un po’ alt e vagamente psichedelico, che, abbinato alla timbrica e all’interpretazione di Alberto Di Festa, ricorda un po’ (tanto) i Negramaro e, in seconda battuta, Le Vibrazioni. Che i Nostri stiano pescando in questa zona non credo sia un mistero. Niente di male in questo senso. Ci sono cose però che andrebbero migliorate, almeno per come la vedo io.
I pezzi, ad esempio, sembrano sempre un po’ troppo lunghi e poco omogenei. Vedi l’opening “Lisergia”: non del tutto psichedelica, non del tutto alternative, non del tutto “all’italiana”. Eppure non mancano stacchi, solo, riff, strofa, etc… Prendendo questo pezzo come modello, il discorso allora può essere ampliato e coinvolgere anche tutto il resto. Resto che, in soldoni, andrebbe asciugato un bel po’ (vedi “Mary”) e reso più personale (“Tic tac”, ad esempio, inizia col piede giusto). A questo punto, trovata la quadratura, i Ghiaccio Uno potranno spingersi più in là e osare, soprattutto dal punto di vista delle idee melodiche e della costruzione dei pezzi. Per prima cosa però, c’è bisogno di dare più colore, carattere al suono, indirizzandolo in una direzione ben precisa. Come si diceva in apertura, questo è il primo Ep e va considerato come tale. Ergo in bocca al lupo e buon lavoro.
---
La recensione Ghiaccio 1, the first Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-31 00:00:00
COMMENTI