Un disco ROCK emotivamente sfiancante che si trasforma di volta in volta in libro, teatro, poesia, gestualità, manifesto di lotta e resa al contempo.
Scordatevi il passato voi che siete stati sedotti dai loro ammalianti trascorsi wave-cantautoriali; godete pure voi altri che con questo disco impalmerete per la prima volta i C.F.F. e Il Nomade Venerabile vestiti di nuova pelle. La band pugliese volta pagina repentinamente, s’incattivisce, e come un novello padre eterno reinventa dal nulla nuove e più velenose scenografie lirico/musicali per imbastire un concept-album ambizioso, molto ambizioso, incentrato sul – a dire il vero collaudatissimo – tema del tempo, qui contenutisticamente sviscerato, sulle due ideali facciate del disco, rispettivamente come cronaca della miserevole contemporaneità, comprensiva di ricordi e vissuto (lato A), e come più metafisico meccanismo di trasformazione spirituale e universale (lato B). “Attraverso” è un’opera emotivamente sfiancante (forse in primis per la stessa band), che travalica i confini del semplice disco per farsi di volta in volta libro, teatro, poesia, gestualità, manifesto di lotta e resa al contempo, lungo le curvature di un’istintiva quanto spietata narrazione, orchestrata dalla voce perentoria di Anna Maria Stasi, intrisa come non mai di mediterranea passionalità. Un progetto panoramico che distilla il sangue purpureo del rock dentro altri mille rivoli espressivi: un continuo e destabilizzante divenire sonoro che parte da familiari movenze in odor di Consorzio Produttori Indipendenti (“La frana”, “Che l’alba esploda”, “Venturus Est”) e che lungo il suo percorso ha l’ardire di riformulare in chiave distorta i raffinati misticismi dei Dead Can Dance (“Ritorno al me stesso di adesso”, “Your Time Will Come”), di affogare nello stoner la più colta tradizione cantautoriale italiana ( su tutte la fossatiana “Fermati tempo”) e all’occorrenza di rigurgitare quell’oscura new wave mai del tutto rinnegata (“Nostra signora della neve”), fino a congedarsi con quel beatificante naufragio ”Nell’infinito stupore del mondo”, che tanto riecheggia la pasoliniana “Straziante bellezza del Creato” decantata dal grande Totò nel film ““Che cosa sono le nuvole?”. Dentro lo stesso vagito musica densa e rumorosa filosofia. Un disco bellissimo, di una bellezza che fa sanguinare.
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La recensione Attraverso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-05 00:00:00
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