Nella mia breve ‘esperienza’ musicale mi è capitato di trovarmi davanti ad album che richiedessero numerosi ascolti per essere compresi appieno; e il lavoro degli Annie Merckx, per intenderci, è proprio uno tra quelli. Ossessivo nei testi e nelle melodie, geniale negli accorgimenti stilistici, controverso nel definire cosa effettivamente esprime: rabbia e dolore frapposti a cupi voli onirici e adagiati su un morbido manto fatto di tenerezza e rassegnazione.
Tutto ciò è immediatamente percepibile fin dal primo brano, “MM San Leonardo”, in cui i due chitarristi si lanciano in un malinconico arpeggio e in sottofondo straziano le corde, producendo quasi un urlo soffocato creato da note stridenti. Non immedesimatevi troppo in questa atmosfera surreale però, poiché nel brano successivo, “Cenere”, i ragazzi scatenano l’aggressività tra veloci riff di chitarra distorta, le tastiere quasi epiche e, dulcis in fundo, l’eccezionale (per intensità ed estensione) voce di Claudio. Sulla stessa scia si pone “Tutto ciò che di sbagliato c’è”, dedicata a Rino Gaetano che i ragazzi annoverano tra le ‘fonti continue d’ispirazione e rivolta sociale’, dal ritmo sostenuto che molto si avvicina ai primi Marlene Kuntz e soprattutto agli intramontabili Sonic Youth! “Isabelle”, quarta traccia, esemplifica appieno la vena sperimentale del gruppo con un brano recitato (tratto da un vecchio film francese), tastiere e chitarre che si rincorrono in echi irreali e un esplosivo finale che è impossibile non accostare ad alcuni pezzi di “Bleach” dei Nirvana. La seguente “Traiettorie” lascia continuamente in bilico fra affannose cavalcate e improvvisi rallentamenti; la tensione si dissolve nel finale per merito del sax, originale e ben eseguito. “Tarda il sonno” si contraddistingue per le atmosfere tenui e intimiste, per l’arpeggio di chitarra che sprizza malinconia, per il sax, al contrario, gioioso, e per un chorus distorto e nervoso; insieme alla energica “Crisi”, si avvicina molto alla corrente new wave degli ’80 (provate a pensare ai primissimi Litfiba).
“Liquidi 2” è l’introduzione, in stile C.S.I., a quello che, secondo me, è il brano capolavoro dell’album: “Milano nord: viaggio interstellare”. Un arpeggio ‘liquido’ creato da note che tendono a confondersi fra loro, il sax, dal suono caldo, evocante un crescendo che si concretizza, ancora una volta, in ritmi sostenuti e sgroppate rock. Tutto si conclude con “Atomica”, vero e proprio brano sonico, che rende giustizia (e non ce n’era neanche bisogno viste le tracce precedenti) alla cura e alla professionalità che i ragazzi hanno messo nella realizzazione di questo lavoro.
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