Un album rock a 360°, efficace ed onesto. Promettono bene.
Just a rock album. Gli Houstones presentano così il loro disco d’esordio “When Macnamaras was living in Houston” ed hanno ragione. Un rock dall’anima melodica, genuino e diretto. Si fa sentire soprattutto l’influenza della scena anni ’90, nella quale il sound del trio si immerge assumendone le sue molteplici sfaccettature. E’ quindi immediato collegarsi ai primi lavori degli Smashing Pumpkins, ai Radiohead di “The Bends” o al post-grunge dei Bush di Gavin Rossdale. Diversi punti di vista che il trio milanese mette a confronto e riesce ad amalgamare a suo piacimento, attraverso un approccio più contemporaneo. I colpi migliori la band ce li regala proprio all’inizio. Apre la melodia trasognante di “Multiverse (Eels’s Dad)”, si prosegue con l’alt-pop alla Shins di “Citizens in army” e così con il ritmo trascinante di “Arsenal”. Arriva poi per gli Houstones il momento di travestirsi da Kings Of Leon e regalarci una potenziale hit da classifica come “Milano (or the great escape from the country)”.
Man mano che ci si avvicina alla fine del disco invece i tre si perdono un po’ per strada. L’omogeneità e compattezza che caratterizzava la prima parte viene un po’ a meno, con soluzioni più differenziate come il southern folk/blues acustico di “Just because you cut me” o le inclinazioni post-hardcore di “Countrylogy”. Conclude poi il tutto “Carian” un brano accattivante nel quale fa capolino la figura di Josh Homme, riscontrabile sia nelle chitarre che nelle sensuali linee vocali.
Gli Houstones quindi guardano a realtà differenti, prendendone gli aspetti migliori e rielaborandoli in maniera onesta ed efficace. Ecco perché il loro esordio si rivela come un album rock a 360°. Promettono bene.
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La recensione When Macnamaras was living in Houston di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-04 00:00:00
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