Un disco suonato bene ma poco interessante a livello di idee e con un sound superato. Solo per irriducibili del genere
Dopo ripetuti ascolti di "Crazy John" sono arrivata a delle conclusioni che posso dare come certe: questo non è un brutto disco, sotto nessun punto di vista, è solo poco interessante. Purtroppo ho sempre preferito un disco suonato così così ma con grandi idee a un disco suonato benissimo ma che non ha nulla da dire. Se poi ci sono tutte e due le cose, è top, ma non è questo il caso.
"Crazy John" è suonato piuttosto bene, gode di arrangiamenti solidi mutuati dal grunge, una preferenza per la classica forma-canzone che assicura compattezza, la voce è una bella voce rock, intonata e precisa, e alcune melodie rimangono ben impresse nella mente dell'ascoltatore (senti "Come se bastassero le forze"). Alcuni brani sono meno riusciti di altri, per esempio "Paradisi di amenità" avrebbe potuto ridimensionarsi nella ballad, invece strafà con stacchi hard rock che appesantiscono il risultato finale, o "Lei non c'è", brano-mantra un po' vuoto e poco scorrevole.
Il concept del disco gira intorno alla figura del pazzo John, che dopo un periodo di oscurità personale si libera in "Torno a vivere". Un tema che avrebbe potuto essere sviscerato meglio, anche con qualche punta di follia, mentre si adagia su testi piuttosto banali ("rapito dal tuo niente / dal tuo sguardo assente / da quel piacere che provavo nel farti vivere / non ho più da piangere / libero da te / adesso torno libero di essere me").
In conclusione c'è che il genere è quello che è, un po' datato, i timbri anche, i testi non sono niente di diverso da una canzone pop media, e i MGRB potrebbero trovare una fascia di ascoltatori solo tra quelli che proprio non riescono a staccarsi dal rock degli anni '90. Però sai, siamo nel 2014.
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La recensione Crazy John di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-17 00:00:00
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