Un'autoproduzione umbra, con tanto pop rock cantautoriale che non convince fino in fondo
Un pop rock all'italiana, che s'ispira ai cantautori nostrani di sempre. E che mischia la musica popolare con i sassofoni anni '80 e qualche accenno folk. I D.E.C. sono umbri e hanno un nome simpatico e no-sense, Disclav Epic Catto. Sono in giro da 18 anni (tanti) e questo è il loro ultimo disco, autoprodotto.
Da pezzi come "La casa sulla collina", col piano che fa pensare a De Gregori, fino a "Cesare", che mescola Guccini e De André, l'impressione è di avere davanti una band che sa muoversi tra melodie e violini, assoli un po' tamarri (come nella chiusura di "Giullari e Pierrots") e note più dolci condite da testi riflessivi. Nell'insieme, però, gli undici brani non regalano grandi sorprese, gli arrangiamenti sono molto prevedibili e l'impianto generale dei suoni usati sembra uscire da una registrazione di parecchi anni fa. Ci si annoia un po', ecco, a sentire le canzoni una dietro l'altra, perché non ci sono colpi di scena. Non convince "Augusta", tributo alla città di Perugia che, però, si perde tra qualcosa che si è già ascoltato mille volte e nomi di vie e piazze.
Molto più azzeccata, invece, "Canzone", forse più nel secondo take con un pizzico di beat, nella versione anni '60. Questo, per dire che non serve essere troppo originali per centrare un ritornello, un riff, una sequenza di accordi che catturano l'attenzione. In definitiva, i D.E.C. dovrebbero sfruttare le competenze tecniche e le passioni musicali per mettere insieme qualcosa di meno manieristico e più passionale. Meno attento ai dettagli, più viscerale. Dimenticandosi per un attimo degli arrangiamenti da palco dell'Ariston e facendo venir fuori un'anima più vera.
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La recensione Niente canzoni d'amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-28 00:00:00
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