Il terzo album dell’artista oltreoceano cambia completamente rotta.
La prima cosa che viene in mente ascoltando "Permanent Signal" è che possiede quella rara dote sinestetica e dissociativa di creare paesaggi interiori assolutamente incontaminati. Il suo synth pop lunare (vedi Washed Out e Beach House) fatto di arrangiamenti magistrali, una voce sintetica e maschile e di un vastissimo spettro di sonorità ti sommergono e ti portano a fondo come se fossero liquide.
Quel modo in cui finge di parlare d'amore, mentre in realtà ti sta dicendo qualcosa che ancora non sapevi di te stesso, è una sfumatura difficile da calibrare. Ogni canzone sembra una seduta d’ipnosi che ha preso in prestito il vocabolario dei love affairs, ma che poi ti lascia solo una gran voglia di conoscerti più a fondo.
Ma quello che in assoluto colpisce di più è con quanta delicatezza riesca a esprimere la rabbia. "Night Birds" ne è l'apice. Bella da commuoversi, con il suo ritornello fatto di urla e sussurri. Tre minuti e cinquantacinque secondi di rumore assordante filtrato con calma e pazienza. Come fare un respiro profondo per riprendere il controllo della situazione, e poi usare la lucidità ritrovata per incazzarsi con metodo. Come rientrare in contatto con se stessi un attimo prima di andare alla deriva. Una stretta allo stomaco.
La seconda cosa che viene da pensare ascoltando questo disco è che sia un passetto indietro rispetto al lavoro precedente, Strange Weekend. Non sorprende, è come se diluisse idee già sfruttate. Più che tutto è criptico, è difficile entrarci, lo leggerete nell'intervista: è la stessa Secretly Canadian a dirgli che è un disco duro, che capiranno in pochi, lui risponde che è semplicemente intimo, personale, il disco che voleva oggi. L'altro aveva una marcia più, non lo nego. Questo offre un altro tipo approccio. Direi che va bene uguale.
Sarebbe bello, in futuro, che oltre a ispirare atmosfere intrise d’intimità, introspezione e una qualche forma di psichedelia contemporanea, quest’artista tornasse anche la forza comunicativa più semplice e diretta. I numeri li ha tutti, ovvio. Sono fiduciosa.
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La recensione Permanent Signal di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-09-02 00:00:00
COMMENTI (1)
sono davvero bravi tra quelle che mi piacciono di più Cluster è perfetta è bellissima pelle d'oca