C’è stato un tempo in cui la musica si ascoltava per piacere. Non importavano solo le parole, non ci si doveva necessariamente identificare col testo o poterlo dedicare a qualcuno per mancanza di fantasia. Prima la musica si ascoltava anche per ciò che suscitava, per la tecnica di chi la suonava, per i suoni che produceva.
I Clipper sembrano immuni da questa piega cantautorale, chiamiamola così, che molta musica italiana ha preso ultimamente, e soprattutto non si compiacciono del sacrificio della tecnica in nome di belle parole, per questo sembrano d’altri tempi: è il loro pregio e difetto.
Il disco suona un po’ folk-country-rock ed è piacevole da ascoltare anche per chi non ama il genere. È un ottimo sottofondo nel quotidiano, ma è bello anche da ascoltare con le cuffie nelle orecchie, percependo ogni sfumatura della musica, assolutamente curata e ben fatta. Bisogna solo chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da una voce delicata quanto basta, che si fonde alla perfezione con le vibrazioni dei bassi.
Tutto l’inizio procede calmo e lineare. Sembra di trovarsi in un verde paesaggio irlandese dove regna la tranquillità, ma ci pensa la seconda parte della traccia più lunga del disco, “My Chill Dream Land”, a dare una scossa con il suo passaggio elettrico, puramente rock. Poi si attraversano le feste tradizionali più movimentate con “Letterkenny Crawl” e “The Harbour”, mentre l’ultima parte del disco scivola verso il blues (“Depression blues” e “Wife Killer Blues”), prima di tornare al country-rock dell’inizio (“Rocking Ever Since”).
Certo è un genere vecchio per definizione, certo potrebbe essere registrato meglio e la voce del cantante non è eccezzionale. In fin dei conti è un disco piacevole, piccolo momento di evasione dal tipo di musica che mi tocca recensire abitualmente.
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La recensione No Second Hand Life di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-08-29 00:00:00
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