Alternative di stampo '90, non malvagio ma manca il graffio personale.
Erano gli anni in cui indossavamo maglioni sfatti sopra i jeans strappati. Erano gli anni in cui c'erano molti maglioni slabbrati sulle copertine dei dischi e sui palchi. Sì, erano gli anni di happy days e di ralph m... no, scusate, mi sono persa nel deja-vu, dicevo, erano gli anni in cui il nostro sex symbol era Cristiano Godano, Seattle era ancora meta di pellegrinaggi, i Verdena pronunciavano le prime incomprensibili parole, e il capello spiovente davanti agli occhi faceva ancora bel tenebroso profondo e non post-metallaro avariato. Erano i tardi anni novanta e si suonava così: con le chitarre rivolte a Nord-Ovest, con lo sguardo al pavimento, con la voce che si trascina su strade di mestizia e poi urla tutto il suo disappunto esistenziale tardoadolescenziale, con un occhio ai cantautori e anche uno ai venti che arrivavano dal Nord Europa e che chiamavamo post-rock. I Vision of Johanna c'entrano molto poco con il vecchio Bob a cui hanno preso il nome. C'entrano molto invece con l'era dei maglioni larghi e dell'alternative rock. Purtroppo c'entrano poco anche con l'originalità, e se è vero che alcune canzoni potrebbero legittimamente fare felici gli amanti del genere (“Bambino hey!”, “Kalimero”), e che ogni tanto ci provano ad allargare gli orizzonti (“Lococulisti pt.1 e pt. 2”), un paio di episodi pericolosamente “italiani” (“Caffè”, “Scimmie”) quasi vanificano il buono che pure c'è.
---
La recensione Lococulisti o maglione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-11 00:00:00
COMMENTI