Voce alla Tom Waits e rock più classico. Altro bel demo. Vogliamo il disco
Niente da dire, gli Acid Tales sono subito riconoscibili. Hanno trovato il proprio stile e la propria identità, sono piacevoli all’ascolto, suonano bene, hanno ottime potenzialità. Accanto al primo EP, “Here comes the storm”, che dimostrava chiaramente il legame con il rock più classico nel senso più ampio del termine, ora si colloca questo demo di quattro brani. Il modo di fare musica è lo stesso, c’è tanta attenzione ai dettagli, ai giochi musicali e i contrasti non sono mai eccessivi.
Si parte con una ballata alla Bruce Springsteen, “Life”, dove la chitarra e la voce procedono una accanto all’altra, da sole, all’insegna di armonia e semplicità. Poi il tono della voce inconfondibile di Vincenzo Cervelli, tra Tom Waits e Paul Weller, si alza e senza neanche accorgersene entra e riecheggia nel torace insieme ai bassi che si aggiungono all’arpeggio ripetuto della chitarra. “Red” mantiene lo stesso andamento lento e classico, l’inizio è totalmente acustico, ma progressivamente sale d’intensità fino a includere anche colpi di chitarra elettrici e potenti. Il contrasto è evidente ma ben riuscito, e l’alternanza con la chitarra acustica mantiene sempre l’armonia. “A sign of life” è la più bella tra le cinque, la più lunga (quasi 9 minuti di musica) ed anche la più intensa. Sembra un cuore che batte coordinandosi con le martellate costanti della batteria e al rock più classico aggiunge tocchi di psichedelia pura che ti afferrano dalla maglietta e trascinano lontano dai problemi quotidiani. Peccato solo che la registrazione non sia all’altezza del brano. E poi con “Nothing part two” ci si ritrova in mezzo a un festival anni Settanta, la voce sembra quasi live e si diffonde sulla gente sdraiata su un prato a fissare il movimento incessabile delle nuvole. Proprio ciò che si vorrebbe fare con queste giornate quasi primaverili.
È evidente che questo sia il loro genere, quello che amano suonare e quello che gli riesce meglio. Non aspirano certo all’originalità, ma non sempre è quella che rende valida una band. Per ora va bene così, ma adesso è il momento di ascoltare un disco completo.
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La recensione DEMO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-06 00:00:00
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