Canzoni come quelle di “Dancing Polonia” sono di una semplicità disarmante e per questo difficili da scrivere e interpretare. Basta poco per trasformarle in pezzi banali o inutili. Ci vuole tantissima esperienza per renderle piccoli oggetti compiuti e definiti. Oppure deve venire naturale, come succede a Mirco Mariani, la mente dei Saluti da Saturno. Basta vederlo dal vivo, mentre impugna la chitarra elettrica e fa un continuo avanti indietro tra caso, sbrago e ordine: lui in testa ha tutto ben chiaro, per questo può prendere mille strade differenti, suonare strumenti assurdi, cantare o non cantare. Il risultato è sempre un suono maturo e pieno, che rende delle canzoni piccole così, fatte con due accordi e tanta atmosfera, dei mondi. Lo so, la metafora è più che abusata, ma mai come in questo caso funziona.
Così come funziona la formula Saluti da Saturno: rispetto a “Valdazze” l’ambiente sonoro non cambia e l’unica differenza di peso è una maggiore presenza di Mirco Mariani alla voce. Se in precedenza lasciava quasi esclusivamente a Bruno Orioli il compito di cantare, in “Dancing Polonia” le proporzioni si ribaltano e le canzoni acquistano un nuovo filtro cromatico, ancora più adatto.
“Dancing Polonia” prosegue il percorso dell’album precedente e conta poco il dichiarato cambio di genere, da “pianobar confidenziale” a “freejazz cantautorale”. Se vi siete persi dentro i suoni di “Valdazze” siete pronti a sciogliervi con pezzi come “Canzone di cera”, “Sete” o “Scintilla”. Se avete cantato quei pezzi, qui troverete la canzone più immediata e diretta scritta da Mariani. Sto parlando di “Un giorno nuovo”, singolo pop curato al millimetro con ritornello da cantare subito. Si tratta però dell’unica pezzo di questo tipo: rispetto a “Valdazze” si punta infatti meno sui singoli brani e più sull’atmosfera. “Dancing Polonia” è un album da ascoltare per intero, in cui il risultato finale è di parecchio superiore alla semplice somma delle parti. Un punto importante, certo, che però ha come contro il fatto di avere poche canzoni con la c maiuscola. E’ questo l’unico difetto riscontrabile in questo album e molti potrebbero dire che non si tratta nemmeno di difetto.
Punti di vista. Quel che è certo è che Saluti da Saturno conferma di nuovo la sua unicità e, soprattutto, conferma che tutto l’immaginario di Mirco Mariani è vero, genuino. Ed è questa la cosa più bella.
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