Un demo homemade del quale si fatica a capirne il senso.
Antonio, sono desolato ma la tua musica non la capisco. Nella copertina del tuo demo ci sei te attorniato da strumenti e cavi, un po' come fanno tutti quelli che registrano da soli la propria musica. Mancano le canzoni, che sembrano esercizi di stile, di come tu sia in grado di poter suonare dal pop rock alla psichedelia. Manca una direzione comune, un fil rouge che leghi i pezzi tra di loro. Un concetto, uno stile riconoscibile. Senza di esso, tutto il tuo lavoro si perde. Diventa, per l'ascoltatore, privo di senso. Prendi l'inizio di "Emily", jazzato, delicato, onirico. Soffoca dentro questo demo. Invece andrebbe valorizzato, perchè è il punto più alto della tua composizione. Poi anche quel pezzo va da un'altra parte, viene coperto da un arrangiamento assurdo che ne vanifica del tutto l'efficacia. Less is more. E' difficile sapersi regolare quando si fa tutto da soli, quindi meglio mettere meno carne al fuoco e puntare sulla qualità. Per ora non ci siamo.
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La recensione demo home edition di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-03 00:00:00
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