Nel generale appiattimento di orizzonti musicali, è bello poter ancora scoprire qualcosa di nuovo e consumarlo ascolto dopo ascolto.
I dischi come questo rendono il mestiere del giornalismo e della critica musicali un autentico piacere. Perché dopo esserti fatto la classica domanda alla Don Abbondio su chi sia costui, Paolo Michelini, fai partire il disco e ti rendi conto di avere fatto una gran bella scoperta, pure se il disco ti è stato assegnato dalla redazione e non lo hai trovato tu. Perché Paolo Michelini ha fatto un disco in 4/4 che potrebbe andare bene per qualsiasi dj set, per qualsiasi tipo di ascolto, per qualsiasi stato emotivo. Con riferimenti che molti producer italiani hanno in mente ma che spesso non riescono a tradurre musicalmente. Per dire: l'attacco già dice della visione personale di Paolo che vira il sound organico di “Mastery” verso Sirius Mo, tedesco sempre troppo poco celebrato qui da noi. “Angels” è una lettura dei Chemical Brothers più psichedelici con tanto di esotica voce femminile campionata, “Birds” non si spaventa nel far convivere percussioni ottanteggianti con pad trance e sapori folk. “Fire” riprende da quelle percussioni ma con un mood perfetto per una serata con Arnaud Rebotini, “Nature” è un Four Tet pop degli ultimi tempi, quello che guarda alla pista mantenendo intatto il proprio punto di vista. La tensione emotiva cresce con “Monastic life”, che è la traccia che i Moderat non sono riusciti a fare nel loro ultimo disco, un avvolgente contrappunto di pad, piano, voci femminili e coro ecclesiastico. “Double Mirror” è la celebrazione di ogni stab di tastiere mai scritto in territorio house, una roba che non potrà che far ricordare la sapienza artigianale di un The Magician. “Spring” chiude con una sorta di scatola musicale suonata da Mr Oizo. Per citare Nas: «Half man, half amazing».
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La recensione Half Man di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-23 00:00:00
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