"Umano Disumano", titolo singolare per l'album d'esordio dei Disorchestra, ricorda quella definizione tanto usata e studiata dai liceali che dà Nietzche dell'uomo, ovvero "Umano troppo umano", ma il messaggio qui si distacca completamente da una visione positivista e narra la vita e le prove che spingono l'uomo a comportarsi in una certa maniera.
Non è un caso che la band abbia deciso di dare al disco un'impronta del genere, considerando soprattutto il lavoro che vi è alle spalle: tredici brani che si muovono nel rock cantautorale italiano, a tratti somigliante allo stile dei Massimo Volume dove i testi toccano punti di poetica molto forti che si ramificano attraversando le vie del cinema, del quotidiano e della cultura contemporanea. L'obiettivo è quello di dare spazio alle parole, parole molto forti che costituiscono la visione della realtà nel suo insieme più veritiero e accattivante possibile, soprattutto grazie alla tecnica della parte vocale narrata, accompagnata da una base musicale decisa e efficace, con una ritmica elaborata e riff spettacolari, che si interrompono per lasciare spazio a arpeggi di una delicatezza a tratti cupa. Sono disarmanti, spiazzanti, forti, e la dimostrazione più efficace si ritrova nel brano “Underground”, e nel verso «Non ci convincono più le parole, come il senso del pudore» di “Furata”.
È un disco che dà da pensare, alla luce dei molti spunti di riflessione su tematiche pesanti, che non devono lasciare il pubblico indifferente, ma provocare in esso un'agitazione tale da farlo muovere invece che lasciare tutto al caso, che si sa, non fa mai niente per nessuno, ma allo stesso tempo c'è da aggiungere una piccola nota: se da un lato i Disorchestra hanno messo su un bel progetto, dall'altro devono essere capaci di continuare su questa strada e di crescere anche a livello sperimentale.
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