Minimal Tech con qualche scivolone di troppo negli anni 90
"It is a feeling that things are changing day by day, and we don't even notice that..." si apre così il disco di Green Impact. Che il messaggio sia positivo o negativo non ci è dato saperlo, così come non è facile capire la figura nella copertina del disco: uno sfondo criptico a metà tra l'esplosione atomica e la sagoma di un continente (Rorschach insegna). La musica suona minimal tech con (a volte) suoni bass e ghorgheggi jazz. Con il picco costituito dall'elegante "Fashon Lady" e dalla buona "Minimal Tought", il disco scorre piacevolmente grazie ad un più che sufficente equilibrio tra cosa più standard e lineari e alte leggermente più groovy e "colorate". Tutto sembra procedere pacificamente, poi arriva l'inaspettata "Carillion", e non centra nulla con quello che hai ascoltato finora, sembra una produzione anni 90 su base lievemente dubstep: come se si volesse fare un tributo a Gigi d'agostino in un disco che invece vorrebbe suonare come Arandel. Insomma, buone potenzialità e qualche scivolone da correggere. Vedremo.
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La recensione Minimal Impact di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-20 00:00:00
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