C'era bisogno di una compilation sulla No Wave italiana? sì.
La no wave, solo a codificarla ti senti un po' stronzo. Perchè ha sempre vissuto di guizzi geniali da cercare nell'oscurità di palchi minuscoli e fumosi, intrisi di sudore. Nichilista, metropolitana, aliena e sottilmente misantropa, ambigua, votata all'apertura mentale, alla libertà compositiva, all'avanguardia, al fermento contro-culturale, al rumore come big bang che deflagra scintille in ogni direzione, quasi fosse il simbolo del caos. Prendere queste scintille, usarle come perimetro e stabilirne il centro non dev'essere semplice. Livia Satriano ha già scritto un libro esaustivo in proposito, “No Wave, contorsionismi e sperimentazioni dal CBGB al Tenax”, ma il suo fuoco non si è estinto. Torna a presentarci una selezione di pezzi della No Wave italiana, per una compilation da lei curata ed uscita per Spittle/Goodfellas. Nell'approciarmi a questo lavoro ho un perenne sorriso sulle labbra. Sarà l' età, ma conosco un po' di nomi nella lista. Ritrovare quel suono, quella registrazione, mi pulisce il cervello, intasato da anni di prevedibilità, di ragazzini con l'ufficio stampa, di vinili porcini. Sento di nuovo il profumo di chiuso, del centro sociale a fine serata, di jam infinite, di consapevole perdita di coscienza, di feste esclusive in garage. Di tecnica messa al servizio del declino, della furia e dell'estasi. Sento il profumo dell'arte.
Siamo alla fine degli anni 70, il punk ha fatto scoppiare la discomusic ed il post punk si serve della forma canzone. C'è chi invece se ne fotte. All'interno di questa compilation trovano spazio il free jazz dei Funkwagen e il punkfunk dei primi Bisca, la new wave rotolante e corrotta dei Die Form, che mi piacevano assai o quella malata degli Hi-Fi Bros, fino ad avvicinarsi alla dance degli Hakkah o degli State of Art, al beat del Confusional Quartet e all'elettronica kraut degli Eazycon. Nota a margine: il sax andava un casino in quegli anni. Ma che roba!
A conti fatti, noi esportiamo molta musica estraniante, dalla prog 70 alla techno ipnotica odierna. Probabilmente abbiamo necessità di non far parte della realtà. Quando invece andiamo ad importare, aggiungiamo spesso agli stereotipi un tocco naif, urbano ma per forza di cose non metropolitano. Notturno, per via degli angoli bui, delle città porticate, dei vicoli stretti. Questa compilation offre una duplice funzione, di memoria e didattica, con note esplicative per ogni band e un sunto a riguardante la storia di questo fenomeno. A me è piaciuta molto, attendo fremente il volume 2. Bravi tutti.
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La recensione Italia NO! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-08-30 00:00:00
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