“La Nevicata dell'85” e l'inverno più freddo del “Secolo”. Con questo gioco di parole ho detto quasi tutto. I protagonisti di questa potente Nevicata sono Ivan Cortesi (voce, chitarra), Andrea Ardigò (batteria, pad) e Davide Catoggio (basso, chitarra). “Secolo”, loro ultimo lavoro, è una pioggia di fiocchi candidi che, amabilmente, cadono dal cielo per poi girare vorticosamente su se stessi, trasformandosi in una bufera inarrestabile per poi sciogliersi in una pioggia liberatoria.
“Secolo” da otto cristalli, melodicamente, classicamente, accuratamente post rock cantati in Italiano seguendo uno stile recitato/cantautorale e urlato, un urlato più trattenuto di quanto non vorrebbe essere, non sfogandosi del tutto. “Attuale” parte il suo ritmo morbido e comodo e le sue chitarre surreali, piacevoli da ascoltare, che accompagnano il recitato. Ma non pensate che l'atmosfera rimanga sempre così tranquilla: alla fine “Attuale” si scatena e dà inizio a “Nostalghia”, di cui è facile apprezzare la ballata di chitarre più calde, e le parole che non sempre è possibile cogliere, scatenando così l'immaginazione. La conclusione è una burrascosa bufera che vede gli strumenti inseguirsi, correndo nella neve a più non posso, sfidando il gelo. Si calmano un po', cullandosi in uno stato emozionale carico della giusta energia mista a una disarmante sofferenza. “E' l'estremo sfogo/fatto anch'esso di urti e silenzi/che fa sì che quest'istante/ci perduri addosso/immobile come un Secolo”, terza traccia che dà il nome all'album. La ruvida e aggressivamente grezza “Diorama" si distingue per i toni più oscuri e fortemente coinvolgenti, e divide le uniche due tracce strumentali, “Frammenti” e “Terra Che Attendo”, la prima piena di echi di chitarra e colpi possenti di batteria, la seconda colma di chitarre cupe intrecciate a quelle più lucenti che scoppiano insieme agli altri strumenti nell'avvicinarsi alla conclusione.
“Sabato” porta con sé un vento glaciale dalla voce metallica, un ritmo corposo di batteria e chitarre che ululano. Con “Terra Che Trovo” (“Forse un giorno ti farò mia”) La Nevicata arriva al suo termine: l'insieme di riff di chitarra ipnotizzante e stridula, batteria tambureggiante e voce sussurrata esplode nel silenzio di un paesaggio ricoperto di neve che sta per essere spazzata via dall'acqua piovana.
A quando la prossima Nevicata? Un freddo del genere è ben accetto, specialmente se così promettente, soprattutto quando ci pensa la musica a riscaldare il cuore.
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