L'imperfetto del verbo essere vs. l'essere imperfetti
La musica di Andrea Cherchi sembra la messa in scena - non la messinscena - di un ego tormentato. Quasi che il nome del suo progetto solista, WAS, sia da intendere non come imperfetto del verbo essere ma come una concezione esistenzialista - il sentirsi imperfetti - applicata all’arte. “A New Place Soon Old” pare avvalorare la tesi per via di un suono fatto in egual misura da fruscii e alta fedeltà, arrangiamenti arricchiti e ballad minimali.
“In The Spring” ha lo stesso incedere - allegro ma non troppo - di quei pezzi indie pop che negli anni Novanta organizzavano la barricate contro il grunge. “Fallen Stars” è una cantilena acustica con un alto tasso di visionarietà, che avvicina WAS al folk intransigente e ispirato di Herself. “Alpaca” è il capolavoro, easy listening con un goccio di veleno che starebbe bene in un disco di Atlas Sound. E poi c’è “Pavese”, puro paradigma lo-fi all’ennesima potenza - meno di un minuto di arpeggi solenni e voci a otto bit.
WAS è bravo perché riesce a creare canzoni di nerbo e personalità, in cui la successione degli accordi non è mai banale. Come quelle mattine luminose che però, sotto sotto, covano una tempesta.
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La recensione A new place soon old di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-07 00:00:00
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