Il lavoro di cui vi andrò a parlare ha ormai due anni alle spalle, ma ciò non significa che sia abbastanza vecchio per non parlarne. In fondo la band emiliana si è costituita da solo un lustro e oggi, pur subendo moltissimi cambi di formazione, dimostra di sapersi districare degnamente in certo panorama rock italiano. Sono gli stessi componenti ad ammettere che "si parte dal rock per arrivare, in un modo che non è sempre definibile come 'contaminazione', a sfiorare generi come blues, folk, punk, jazz, spesso con venature cantautorali e 'tonalità' noise".
Viene subito da dire che note stampa del genere non facilitano di certo il lavoro del critico, ma i 6 pezzi di "Humus in fabula" fanno ricredere chiunque: il sound del gruppo è a dir poco godibilissimo, visto che non ce n'è una delle sei tracce di cui se ne possa scrivere male. L'iniziale "Se non ora quando" richiama alla mente i Gang del periodo targato Bubola, ed è forse questo uno dei principali punti di raccordo tra la proposta di questa band e le esperienze degne di nota del rock italiano. La successiva "Il Papero, il Verme e la Principessa" potrebbe invece essere l'ideale sintesi tra Paolo Conte, Tom Waits e... i Clash del periodo di "Sandinista"!
Giuro che è tutto vero, perché all'ascolto di "Giallo cinese" vengono nuovamente smentite le impressioni finora suscitate: salta alla mente un ibrido tra Gaber e Guccini (!!); le chitarre di "Fuga in sol maggiore" sono già più cattive del solito, ma, come già successo in precedenza, quando tocca ad una canzone come "E' giunta l'ora" si torna alle atmosfere acustiche e agli arrangiamenti di fiati. La finale "Mai col Gecson" è la chicca di questo ep, sorta di parodia mai banale delle rock-stars, anche quando viene ripreso il coretto di "Walk on the wild side"; forse è il pezzo che Elio & le Storie Tese potrebbero scrivere per il prossimo album, pur non avendo le doti dei 5 Humus.
Vorrei sottolineare che i testi non sono assolutamente demenziali, pur se si contraddistinguono per le dosi di ironia; sarà un caso che uno dei parolieri accreditati si faccia chiamare Burdipar (un Mogol alla rovescia ?) ?
In attesa di un nuovo 'vero' album, è fuor di dubbio che questa band abbia confezionato un esordio che merita di non passare inosservato, sia per le notevoli capacità compositive, ma anche perché testimonia nel modo migliore l'attitudine che i gruppi emergenti dovrebbero avere quando sono in prossimità della realizzazione di un disco.
Bravi, bravissimi, continuate così!
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La recensione Humus in fabula di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-01-12 00:00:00
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