Vera e propria musica da “estrema unzione” quella di Kleingott che si affida, ancora una volta, al neofolk dei fondatori per raccontare la fine
Anticipato dall’EP “Ballads from nowhere”, recensito su queste stesse pagine alcuni mesi addietro, “Deathbed Tales “ rappresenta il primo full lenght ufficiale in lingua inglese autoprodotto da Kleingott.
Tra le otto tracce del disco ritroviamo scongelate le tre già contenute nel succitato EP così che ci rimane la miseria di cinque brani soltanto per appurare se e quanto il musicista lucano sia riuscito ad affrancarsi dalle ingombranti presenze del precedente lavoro. Se la voce sepolcrale e le funeree chitarre acustiche del Nostro testimoniano l’impossibilità di sottrarsi al carismatico richiamo di coloro che gli hanno musicalmente segnato la vita – visto che il neofolk di Sol Invictus, Death In June e Current 93 continua a sostenere la spina dorsale del Kleingott pensiero – è anche vero che a questo giro emergono più freschi modelli di riferimento come il lugubre neoclassicismo dei Lacrimosa (“Vespertine”) o i sussurri catacombali degli italianissimi Runes Order (“Elytra”, "Someday in summerland", “In the saint's noon"). E per riprodurre al meglio l’angosciante stato di attesa che precede il congedo supremo abbondano gli spasmi di sofferenza, dispensati qua e là ad appesantire oltremodo il songwriting, prosaicamente figlio del Nick Cave più nichilista.
Come musica da estrema unzione non fa una grinza!
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La recensione Deathbed tales di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-27 00:00:00
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