È un cantautore raffinato e con le idee chiare, Andrea Casale. I suoi brani cercano di volare alto con il pianoforte che fa da architrave al resto degli strumenti e la voce delicata che scandisce cambi d'umore e ansie d’amore. Il riferimento più evidente è Sufjan Stevens, che del pop saltellante ha fatto il suo marchio più riconoscibile e apprezzato.
"Light In A Day Without Sun", per esempio, ha l'euforia e le mutazioni repentine tipiche del musicista americano: di fatto, un piccolo gioiello. "Hidden Into You" è un singolo gradevole e ben pensato con un ritornello triste che lascia poi spazio a un crescendo d'impatto, pur se con qualche assolo di chitarra di troppo. E poi c'è la nebbiosa ballata "Kigali", che si muove malinconica come un innamorato pronto all'ultimo addio.
"Tourist In My Hometown" è il buon album di un autore in grado di maneggiare melodie non straordinarie ma comunque piacevoli. I puristi della pronuncia corretta a tutti i costi forse avranno qualcosa da ridire sull'inglese di Casale, dall'accento parecchio italiano. Ma siamo sicuri che sia un vero problema?
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