Profonde radici southern per il trio valdostano: un esordio godibile anche se con qualche piccolo difetto
Profonde radici southern per l'esordio del trio valdostano, che alla scelta di sound essenziale accompagna la riscoperta di quell'arte del riff blues più complesso, arte di cui gli Allman Brothers (con e senza Duane) sono probabilmente i maestri incontrastati: e un brano di ottima fattura come "Nandha slave's blues" li omaggia a tutto tondo, con un intreccio vorticoso tra basso e chitarra su cui si inserisce bene il cantato di Max Arrigo.
Ma anche il country-rock di "Still on my feet", che piacerebbe non poco a John Fogerty, rinverdisce piacevolmente una certa tradizione con una ventata di melodia e di consapevolezza tecnica non comune. In questo è senz'altro il magistrale solo di chitarra a spiccare, così come in altri brani che colpiscono un po' meno ("Can't get you offa my mind", "Life is for learnin'") sono sempre le lunghe e decise svisate strumentali a tener desta l'attenzione.
E se è innegabile che in certi episodi ("Back where I belong") i canovacci siano un po' troppo di riporto, è anche vero che sono ben bilanciati da altri ("Rollin' alone") in cui l'intenzione di riscrittura e aggiornamento dei propri artisti-feticcio si spinge ad alti livelli.
Una piccola nota a margine sul suono del disco, che purtroppo non rende del tutto giustizia alle capacità strumentali dei tre musicisti, concentrandosi unicamente sui funambolismi della chitarra e finendo per appiattire e lasciare un po' in ombra quello che invece è un valido asse ritmico, a scapito della compattezza e della potenza che i Nandha Blues riescono a esprimere dal vivo. Un aspetto a cui stare maggiormente attenti in vista del prossimo album, ma che comunque non inficia troppo l'ascolto di questo godibile "Black strawberry mama".
---
La recensione Black Strawberry Mama - release Italiana di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-11 00:00:00
COMMENTI