Quello dei Miavagadilania è un rock un po’ più complesso di quello che a prima vista può sembrare. Al solito: c’è qualcosa che va oltre quella patina di Afterhours (“Trascinami”, “Fuochi”), Marlene Kuntz e Verdena (“Muoversi muovere muovermi”) che al primo ascolto catalizza l’orecchio. E perché no, quella parte di cervello che automaticamente, ogni benedetta volta, cerca un appiglio sicuro per orientarsi (ragion per cui i nomi che saltano fuori in sede di recensione sono bene o male sempre gli stessi). Di buono, per fortuna, c’è che questo “Fuochi” è un Ep che sa andare quasi subito ben più in profondità, colpendo in modo particolare non con le qualità palesi di cui è comunque fornito (e di cui si è già parlato in occasione dei lavori precedenti; in questo senso “fuochi” è una bella conferma), quanto più grazie al ciò che resta sullo sfondo.
Basta prestare un po’ di attenzione, si stringono gli occhi ed ecco che, come per magia, avviene il cambio di… fuoco: in primo piano salgono i suoni, le texture mai casuali, le belle progressioni, a volte gustosamente acide, e l’incedere compassato e dissonante di sonorità delicatamente spigolose. “Hvalur” e “Il sogno” sono senza dubbio i due pezzi migliori, perché credo rappresentino perfettamente tutto quanto di buono detto fin qui, con quel tocco sintetico/post/sperimentale che fa davvero la differenza; che rende tutto finalmente un po’ più personale. I ragazzi stanno crescendo molto bene.
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