Continua senza sosta la produzione di album strumentali distribuiti su piattaforma digitale in pochi anni da Luigi Marchitelli, qui al capitolo ottavo. Le influenze restano sempre le medesime, in un pantheon fatto di Nyman, Einaudi, Jarre, echi di Battiato e sospetti di Allevi. Il piano la fa sempre da padrone, ma compaiono anche synth ed archi per offrire variazioni sui vari moduli compositivi. L’uso di moduli melodici ed ostinato resta sempre cifra stilistica delle partiture ed il passo compiuto rispetto ai lavori precedenti, pur presente, non è così evidente. L’evoluzione nell’aprirsi all’utilizzo di altri strumenti con cui far interloquire il pianoforte ha un suo peso in questo ottavo lavoro ma manca il coraggio per osare ed uscire da schemi consolidati. Ormai Marchitelli ha forse trovato una sua dimensione e, se per un ascoltatore non appassionato del genere potrebbe risultare ripetitivo nei suoi vari lavori, per il mercato delle sonorizzazioni questa stessa caratteristica potrebbe invece essere un pregio di continuità nella produzione di colonne sonore per corto e lungometraggi. Per gli appassionati del genere, invece, il carattere evocativo e il dolce scorrere delle melodie resta un porto sicuro in cui attraccare, ancora una volta.
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