Trio rock da Roma, con qualche bel brano ma ancora strada da fare
Un classico, un trio due chitarre e basso. Rock italiano semplice e carico, con svariati intramezzi melodici: i La Malareputazione vengono da Roma e "Panico" è il loro secondo album.
I testi, specialmente di brani come "Ora che è semplice" o "Conosco il tuo segreto", sono molto ermetici, sicuramente intimisti e personali. Si parla di amore, di difficoltà, di dubbi esistenziali. Concetti fin troppo complessi rispetto all'impianto musicale: i suoni arrivano più diretti, le melodie sono orecchiabili. E infatti la voce finisce spesso in secondo piano, ci si concentra più sulla musica. "Irene e il suo cavallo" è un pezzo apprezzabile, con qualche arrangiamento e chitarra ispirati ai Massimo Volume, e anche "Il talento di Modigliani" è ben fatto, per quanto quasi da manuale di pop rock. "Parigi" è interessante: brano dal sound parecchio anni '90, forse dedicato alla Ville Lumière o al rapporto personale e le storie che possono instaurarsi con e dentro una città. Si chiude con "La parte più sana", più rallentata, che dà sfogo anche alla vena più Afterhours, pure nei testi ("sai sarebbe affascinante, aprire le tue gambe e restare lì"). Vena che poi si ricollega anche alle liriche di "Odio l'estate".
Canzoni ben eseguite, con qualche lampo che può far sperare. Ma che, nel complesso, sono un po' ingrigite dai tempi perfettamente scanditi, dalla poca originalità e dalla ripetitività delle chitarre. Con un po' più di ricerca e sperimentazioni sui suoni, potrebbero produrre qualcosa di più convincente e coinvolgente.
---
La recensione Panico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-01 00:00:00
COMMENTI (3)
D'accordo con @SraffaTax e @FrancoCas, l'album è bello, a me piace soprattutto il messaggio generale di questo gruppo, basta leggere alcune interviste e si capisce che sono dei grandi.
A me questo disco piace! Bei testi e belle pure le musiche, si fanno seguire. Poi ovvio che si può provare sempre a fare qualcosa di "pù convincente e coivolgente", anzi glielo auguro. Però il gruppo mi pare sottovalutato, sono bravi. Concetti complessi e musica diretta mi pare un buon connubio.
Io, a dire il vero, questo disco lo trovo adorabile, soprattutto se non si sente "di fretta" ma si ascolta. Riferimenti forti alle derive del neoliberismo, un concentrarsi sulla incapacità di pensare alla lunga ma di bruciare tutto insieme e trattenersi invece che nell'esprimersi. Lo ascolto spesso. Concordo soprattutto sull'ermeticità dei testi, che mi piacciono molto.