Di questi tempi trovare una band che rievochi sonorità del passato senza scadere nel solito trito e ritrito è veramente cosa più unica che rara. Fortunatamente non si può sempre generalizzare e capita di trovare l’eccezione nel mare delle banalità quotidiane. Gli High Mountain Bluebirds rappresentato senza dubbio la rarità di cui parlo. Nascono nel 2013 e, dopo pochi mesi di live, incidono un ep davvero ben riuscito e senza sbavature da prima prova, quattro brani che scavano nelle radici del rock psichedelico degli anni '60.
“Amplify Your Love” è rock che si fonde con il beat più scanzonato e quel surf rock da organetto che alleggerisce l’atmosfera, echi di Yardbirds in una opener piena di leslie e tremoli. La seguente “The Girl on the Bus Stop Bench” strizza l’occhio a certe sonorità indie rock più catchy che creano un bel contrasto con il sound psichedelico di base della band, un cantato lontano alternato a cori e riverberi e in un attimo ti trovi ad intonare il brano come se lo conoscessi da sempre. Con “Desert Flower” si continua il viaggio nel mondo onirico e sembra davvero di essere sotto l’effetto di certe sostanze allucinogene, con una intro che ricorda molto i Beatles, mentre il cantato si fa subito più ruvido e acido; “Crystal” chiude la corsa, il mood è più intenso e avvolgente, con un’interessante parte strumentale centrale, seguita da uno scambio di battute tra le due voci che oscillano fra il cantato e il parlato.
L’ep riesce a mantenersi sempre sulla stessa linea conduttrice, senza mai far abbassare l’attenzione all’ascoltatore. Allo stesso tempo però non ci sono episodi che ti fanno balzare in piedi sulla sedia, ma dopo così poco tempo dalla nascita, sfornare quattro brani così ben riusciti, non è cosa da tutte le band. Vivamente consigliato, speriamo in un full lenght che continui su questo sentiero, un viaggio onirico dal gusto piacevolmente acido.
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