Dai meravigliosi scenari della Campania riparte il viaggio musicale delle Corde Oblique: un affresco di suggestioni neofolk dall’anima mediterranea
Di “ripetuto” in realtà c’è solo l’arcana bellezza del precedente “A Hail Of Bitter Almonds” che questo nuovo lavoro si trascina dietro, addirittura sublimandola. Al magico riverbero di narrazioni che si perdono nella notte dei tempi si aggiunge adesso la definitiva fioritura di emozioni, universali e personali al contempo, che albergano nello spirito di un popolo, nella magia di antiche leggende e nell’incanto di cortili e scenari della meravigliosa Campania.
È proprio partendo dalla familiarità dei propri luoghi natii che Riccardo Prencipe e le sue Corde Oblique continuano con rinnovato entusiasmo la poetica esplorazione musicale dell’anima mundi attraverso il loro ormai riconoscibile neofolk panoramico dal sangue mediterraneo, carico di ricerca strumentale e pregevolissimi dettagli esecutivi che lambiscono il più immaginifico progressive acustico (in tal senso “In the temple of echo” registrato in presa diretta all’interno del Tempio di Mercurio nell’area archeologica di Baia rappresenta l’imprimatur dorato dell’intero lavoro).
Un disco illustrativo che non risparmia suggestioni letterarie e melodiche (grazie alle voci ambrate delle brave Cangiano/Pontrandolfo/Madonna/Starnini e allo struggente violino di Notarloberti) spalmandole omogeneamente su tutti gli episodi del disco, con ammalianti vette d’eccellenza riscontrabili nella bucolica “My pure amethyst” - che sposa le ruvide montagne d’Irpinia con le smeraldine colline irlandesi - nell’incommensurabile malinconia di scuola Madredeus di “Bambina d’oro”, nell’inno orfico “Heraion” rimodulato sul misticismo ieratico dei Dead Can Dance, grazie agli arrangiamenti dei Daemonia Nymphe, o nella virtuosa rivisitazione di “Requiem for a dream” di Clint Mansell.
L’affabulante chitarra di Prencipe in cabina di regia fa il resto, orchestrando minuziosamente uno dei più viscerali atti d’amore in musica mai dedicati all’Altra Campania, terra incantevole troppo spesso brutalmente violentata da cavernicoli incravattati e miserabili con la pistola.
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La recensione Per le strade ripetute di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-27 00:00:00
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