Mi piacerebbe cominciare questa recensione ricollegandomi ad un discorso iniziato riguardo a "Said", la colonna sonora del free movie dei Drop Brothers pubblicata dai Calibro 35 qualche mese fa: quella che mi era sembrata una partita di sacrificio, tutta cuore e calci, in cui anche i fantasisti si mettono al servizio della squadra per difendere il risultato.
Qui le cose cambiano, e i Calibro tornano a dettare il gioco secondo le loro regole, con il supporto di un direttore atletico come Tommaso Colliva e una dirigenza come la Record Kicks (che per quanto riguarda il funk è un'istituzione, non solo in campo italiano) che punta in alto anche per il palcoscenico internazionale.
Pronti via, ed è 1-0 al quinto minuto: perché, dopo un po' di melina col "Prologue" iniziale, si passa all'attacco con "Giulia mon amour": ritmo altissimo sin dalle prime battute, asse ritmico che ubriaca il difensore e scodella un cross perfetto, e il riff di chitarra entra con rovesciata in tuffo. Un gol da cineteca, per quanto mi riguarda forse il brano più bello che abbiano mai scritto.
Neanche il tempo di rifiatare e arriva subito il raddoppio con il mostruoso funk-rock belalugosiano di "Stainless steel", un suono che riesce ancora una volta a sbalordire per dinamicità e soprattutto pienezza, sia sulle frequenze basse sia sulle alte, su cui la sezione fiati Raineri-Bucci-Gabrielli si inserisce alla perfezione giocando a memoria con il resto della band, fino all'arrembante chiusura a portiere battuto.
Ma tutti i 90 minuti sono un susseguirsi di giochi di prestigio, in stile Premier League piuttosto che Liga spagnola: nel senso che i Calibro sono sì sempre all'attacco, ma mai leziosi, anche quando sfiorano l'hammond jazz del guru Jimmy Smith (l'accoppiata "Mescaline 6" - "The butcher's bride") o rispolverano i tanto amati schemi dei loro primi ispiratori, l'Isaac Hayes di "Shaft" (con quel gioiellino di italianxploitation che è "Vendetta") e quel Franco Micalizzi ("Traitors") che sta alle colonne sonore come Nereo Rocco sta al pallone moderno.
Insomma, il gioco è così fluido e le occasioni talmente tante che dagli spalti si perde il conto delle reti segnate, fino al fischio finale di questo "Traditori di tutti". Se la partita perfetta esiste, i Calibro 35 l'hanno giocata, con quello che a parere di chi scrive è il loro miglior disco in assoluto. Da Rockit Tutta Roba Italiana è tutto, a voi la linea.
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