Il rock dei romani Devenia è senza pretese così come il mini-album che ci propongono. Le (solo) cinque tracce che lo compongono sono comunque sufficienti al gruppo per mostrare ogni sua sfaccettatura dato che (quasi) ogni pezzo si fa portatore di un’intenzione musicale diversa. "L’ultima stagione" e "Medea" sono i brani che meglio rappresentano il gruppo: classici brani rock e leggeri, pur non essendo così originali risultano piacevoli. "Spleen" e "Pornomusa" rappresentano il lato più "hard" della band. La chitarra si fa più aggressiva e compaiono assoli dal sapore metal. Il brano finale, "John Locke", padre del liberismo moderno, è il più "bipolare" del lotto: i testi molto poetici fanno a pugni con una linea vocale decisamente stridente.
Più in generale, il lavoro dei Devenia si posiziona in una punto mediano: non ci sono punti che defineresti inascoltabili ma rimanente tanto, tantissimo lavoro da fare, soprattutto sulle linee vocali. Vedremo.
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