Prendete Beatles e Beach Boys in parti uguali, aggiungete un cucchiaino di The Cure, un pizzico di My Vitriol e una manciata di anni 2000 ed otterrete esattamente i The Bottlenose Rocket. Il loro album, "White Sun Black Waves", è definibile con una parola che suona pressapochista ma che in questi casi è l’unica da usare, bello. E’ bello, è brillante, piacevole da ascoltare, perfetto per un viaggio in macchina e, soprattutto, nonostante le sonorità vintage, suona estremamente attuale.
Otto pezzi ben scritti e, soprattutto, ben suonati: le linee vocali sono particolari e mai banali, le parti di chitarra sono sempre originali e incalzanti, a tratti ricordano gli indimenticabili riff distorti di Giorgio Canali (come lo stacco nel secondo minuto di "Holdin’ hands tears on a cheek"). Il basso è ruvido ma al tempo stesso caldo, quasi confortante.
Otto pezzi che fanno il loro lavoro. Unico neo: "Californian Night Funeral", sembra la meno curata del lotto, è la meno interessante ma siamo ben lontani da definirla brutta. Certo ci sono ampi margini di miglioramento, devono ancora trovare un suono personale che ti colpisce al primo accordo, e potrebbero investire sulla registrazione. Ma comunque è un buon inizio, vedremo cosa ci propongono in futuro.
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