Autore e interprete toccante e ispirato, Oh Petroleum firma uno dei dischi più belli dell'anno
La nostra America del folk lo-fi dalle venature blues è in Salento. La luce satura del sole che brucia la pelle fino ad ottobre sembra accomunare la penisola tra l'Adriatico e lo Ionio all'aria di piombo di un Grand Canyon d'oltreoceano, con la terra rossa che brucia le piante dei piedi e un certo senso di vertigine da strapiombo. Il folk-blues che suona d'America è nella voce e nelle atmosfere di “Memory of mine memory to be”, nuovo disco di Oh Petroleum, e potete scommetterci che se non sapessimo che è italiano, ci cascheremmo tutti.
Si apre con “You lie you lie”, cantico western, ed è difficile dire a parole la stretta al cuore che provoca sin dal primo ascolto: rievoca nostalgie e preghiere, canti corali spirituali, ha l'andamento di una stanca cavalcata nel deserto; i feed di chitarra soffiano come vento sull'ambiente sonoro, e la voce di Maurizio Vierucci è una candela tremolante, si fa spazio in questo brano che da solo basta a convincerci che siamo davanti a un album enorme.
La title-track è quella più rock, con inaspettate aperture su accordi maggiori, molto vicina alla sensibilità delle polverose ballate di Nick Cave, mentre “Out of the truth” tira fuori un'attitudine quasi crooner. “Break my heart” è forse la summa di tutto: l'inizio semi-acustico, il cantato sentito e ispirato, l'esplosione rock finale, la stratificazione di suoni con le chitarre da una parte ritmiche, dall'altra liquide, le percussioni minimali e profonde.
A comporre il timbro così riconoscibile di questo disco, concorrono tantissimi aspetti che il tempo ha cristallizzato: gli spiritual, le armonie del blues, ma anche le esperienze di scrittura di partiture rock di Warren Ellis, fino ad arrivare all'oscurità del Mark Lanegan solista e al neo-folk dai sapori acidi di Other Lives e Timber Timbre. La grandezza di Oh Petroleum come scrittore e interprete però non ne fa un mero epigono, ma un ispiratissimo cantautore che rappresenta un unicum nel nostro panorama sonoro.
Registrato in analogico e diffuso in vinile (ma d'altronde questo suono non avrebbe potuto essere trattato in altra maniera), “Memory of mine memory to be” è ricchissimo e toccante. La caratteristica forse più straordinaria, al di là dell'oggettiva bellezza dei brani, è la capacità sinestetica di evocare immagini, colori, odori veri e reali, lì davanti ai nostri occhi e al nostro naso, come se Oh Petroleum lavorasse su tutti i nostri sensi costruendo un mondo tangibile in tutti i suoi aspetti, dal sapore del whisky e della polvere, all'odore di legno e di cuoio. Pezzo dopo pezzo le dinamiche tra una densità sonora propria del rock e una rarefazione misteriosa rendono questo disco affascinante e conturbante, come il buio, come la musica stessa. Di dischi così carismatici ne escono pochi all'anno, qui e forse anche dall'altra parte dell'oceano Atlantico.
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La recensione Memory of mine memory to be di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-18 00:00:00
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