Nonostante mille nomi, mille volti, mille gruppi e vent'anni di gavetta, Fabrizio Tavernelli non si è mai perso per strada e si ripropone con un progetto e un disco che portano lo stesso nome, "Volare basso".
Sedetevi. "Volare basso" è un disco "prolisso". Prolisso nel senso che otto pezzi su undici sfiorano o superano i cinque minuti (la quarta traccia,"Lo scafista dell'animo", ne dura quasi sette). Prolisso perchè Volarebasso (il progetto stavolta. Si scrive attaccato) ha senz'altro tante cose da dire. Partiamo dall'inizio: stiamo indubbiamente parlando di qualcuno che sa quello che sta facendo perchè lo fa da (quasi) sempre. Il che non è assolutamente un male ma nemmeno necessariamente un bene. In generale infatti, il suono sembra essersi fermato qualche anno addietro ed è impolverato di quella polvere che bisogna togliere affinchè l'oggetto che ricopre torni a splendere. Ed è così che, già dalle prime note, scorre nelle orecchie un campionario di suoni che da Renga e dai Nomadi arriva fino a qualche canzone sanremese di non ben precisata paternità.
Ciò che ne esce è un disco un po' "vecchiotto", più da musicassetta che da lettore mp3. Tuttavia però c'è della carne al fuoco e sarebbe interessante sentire come se la cava Fabrizio Tavernelli da solo, lui, la sua chitarra e la sua voce, come un cantautore "d'altri tempi". In senso buono.
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