Un viaggio in acido per toccare i colori freddi del garage masticando surf malato
Suoni acidi intrecciati a una voce sbilenca e favole allucinogene. Incubi dai colori fluorescenti sonorizzati da una miscela di garage lo-fi e incisi su un vecchio registratore Fostex a cassette. I Panda Kid sfornano una mezzoretta di musica tanto folle quanto ispirata che si condensa in nove tracce stampate su un disco in vinile confezionato in maniera preziosa. I suoni - aspri, psichedelici e rarefatti - sono curati in modo tale che il loro sapore contemporaneo riesce ad assomigliare al gusto del passato a cui si ispirano senza mai sembrare datati.
Reduce da infiniti cambi di formazione, scorribande in Europa e una manciata di pubblicazioni su vinile e cassette, il gruppo vicentino torna con un disco da loro stessi considerato come la naturale prosecuzione dell’ottimo “Scary Monster Juice” di qualche anno fa. Effettivamente “Summetry” potrebbe tranquillamente essere il lato B dell’album precedente a partire dall’apertura con “Party Monster” che scioglie lo stile personale della band nel mood dei Black Lips. Lo spirito dei Cramps è ancora il germe che infetta il sangue del trio vicentino ma “Summetry” deraglia anche altrove e inocula il surf malato dei Panda Kid dentro corpi estranei a base di suoni decisamente eighties, come nella robotica e ammaliante traccia che dà il titolo al disco, fino ad avvicinarsi alle atmosfere sintetizzate da Nathan Williams quando dava alla luce il progetto Wavves (“To the tramp”).
Nessuna rivoluzione sonora o inversione di rotta, “Summetry” conferma con forza che i Panda Kid sono una realtà italiana più che interessante, da gustare assolutamente dal vivo e che potrebbe venire apprezzata anche fuori dai confini nazionali.
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La recensione Summetry Lp di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-13 00:00:00
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