Continua la saga del malvagio: imprescindibili riletture rock
Notte di tenebra, una pianura (padana) nera come pece, la nebbia sopra ai campi, un’auto che si aggira a fari bassi (uno è rotto a dirla tutta), nessun’anima viva nei paraggi ed un lungo silenzio sulfureo interrotto solo da… io che cerco di alzare l’autoradio a cannone per fondermi nelle trame di questa seconda opera de Il Capro, per scavare nei ricordi che cercavo di rimuovere, come gli anni di Notte Horror su Italia 1, le presentazioni di Zio Tibia, il pentapartito, le televisioni ancora a tubo catodico.
Personalmente in quegli anni non ho mai amato il genere horror dato che, unito alle mie luculliane libagioni notturne, mi portava a far angosciosi sogni. Se le immagini finivano in un protettivo meccanismo di rimozione, quello che invece mi restava addosso erano le colonne sonore, talmente evocative che bastava una sequenza di poche note per rimandare ad un’intera sub-cultura, come nel caso dei primi due brani di questo sampler, il secondo della trilogia Le Notti del Maligno de Il Capro. Se "The Freddy Krueger Theme", da "Nightmare on Elm Street" di Wes Craven, con la sua melodia portante di dieci note composta di Charles Bernstein, è la colonna sonora più conosciuta dei film horror anni ottanta, la melodia di "Halloween - La notte delle streghe" (scritta proprio dallo stesso regista/compositore John Carpenter), col suo piano gotico in 5/4, se la gioca con "Profondo Rosso" dei Goblin per l’immaginario di fine anni settanta. Il Capro omaggia con estremo rispetto questi brani, cercando di inserirsi negli arrangiamenti originali con la propria strumentazione. Melodie dalla così forte importanza evocativa e culturale tengono un po’ chiusa in ostaggio la verve strumentale del combo di Foligno, ma proprio quando vediamo Carpenter aggirarsi con un coltellaccio da cucina nei pressi degli strumentisti, all’entrata dei synth (nello score originale), il Capro tira fuori la sua potenza sludge e con quella cerca di farsi largo per il poco tempo a disposizione. Il gruppo sembra in fuga ma il nemico della melodia portante è ancora in agguato nella rilettura di "Dies Irae" (di Berlioz Hector versus Carlos Wendy e Elkind Rachel feat. Kubrik Stanley alla macchina da presa e King Stephen come autore, "Shining", per intenderci). Non potendo fare molto a livello di arrangiamenti, stretti nella morsa, riescono comunque a dare una propria impronta, sfruttando la possenza della lentezza unita alla ripetizione, esasperano più che degnamente la trionfalità della partitura originale.
Un disco di transizione questo, o meglio un disco funzionale, con dei brani che non potevano non mancare dato il progetto iniziato, in cui forse il gruppo si è sentito schiacciato dalle versioni originali. Mancando la verve scoppiettante zolfo del passato ep il risultato è portato a casa cercando di limitare i danni nelle re-interpretazioni. La pellaccia l’avete riportata a casa, questa volta, ma ricordatevi che non siete ancora al sicuro (segue risata vagamente satanica).
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La recensione Le notti del Maligno vol. 2 - La bella è la bestia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-29 00:00:00
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