Un album d'esordio che parte da Roma, per arrivare al mare
Un disco che fa volare il pensiero da Roma, dal mare, dal porto a…
Alberto Laruccia, David Guido Guerriero e Lorenzo Berretti sono i componenti stabili del gruppo: si scambiano gli strumenti e si dividono equamente i compiti nella creazione dei brani dalla a alla zeta, dai testi agli arrangiamenti. 8 tracce di indie acustico per un album d'esordio che racconta una romantica Roma d'autunno, il mare d'inverno e paesaggi immersi in uno splendido silenzio, uno "Stunning Silence" appunto.
Testi non banali, in alcuni punti troppo ricercati, ma non si può criticare sempre tutto. Alcune note d'ironia sono affidate a commenti parlati, infilati in mezzo alle canzoni. "Non lasciare che sia la quotidiana emozione. Sperimenta. Ascolta. Che importa? Non lasciarti travolgere dalla solita passione. Chiudi... Sogna... Buio" sono le parole di Intro - Buio che, tra voci ed echi, danno inizio al viaggio intimo, con una promessa: "D'ora in poi non sarà più lo stesso".
Arrivano poi le parole sussurrate e tremanti, sognanti e irrazionali di Lettera per lei, accompagnate tra soffi e respiri da un arrangiamento di chitarra che accarezza le orecchie, fino alla catarsi finale con voci, parole, associazioni ("Sognerai. Continuerai…") e due suoni: un rumore di passi che scappano via e il frangersi di onde. L'acqua si ritrova in Epistole dal mare Pt.1, dove fa "sentire le ferite bruciare per il troppo sale": una canzone d'amore ritmata e pop che poco dopo la metà si interrompe per cambiare ritmo e tono; evoca le atmosfere della Capitale d'agosto e delle coste del Lazio.
L'ospite inquietante è una delicata favola noir che "sfiora" la solitudine: "una fregatura, peggio della verdura che vendo in sacchetti di carta spacciandola per argento. Seicento euro al sacchetto…". Étampes ha un bel testo parlato - con la leggera e giusta inflessione romanesca - su un tappeto di note di chitarre; racconta di una ragazzina con un vestitino dalle fantasie rosse e bianche: "Ricordo bene quelle ore, sai, perché alla fine non mi degnò mai di uno sguardo… belle ore di merda!".
Un bel viaggio. Giusto mix tra sperimentazione, melodie orecchiabili, testi evocativi e immagini. Un buon disco d'esordio.
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La recensione Dal porto a... di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-09 00:00:00
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