Non scopro certo io, oggi, le qualità canore (e non solo) di Alice Albertazzi, talentuosa musicista che dopo 6 strepitosi lavori (tra album ed ep) pubblicati sotto la ragione sociale Alix (una band a tutti gli effetti, nonostante prendesse il suo nome), si ritaglia uno spazio tutto suo da due dischi a questa parte.
Non sappiamo cosa abbia spinto Alice a questo cambio di rotta, ma finora i risultati le stanno dando ampiamente ragione. Sia chiaro: non si tratta di un'inversione a U rispetto a quanto prodotto con gli Alix, semplicemente la musica si é come asciugata, lasciando spazio al dettato del "less is more"; non più, quindi, suoni grossi e chitarre cariche di tensione (per capirsi: quando in Italia si parla di stoner la band diventa un riferimento imprescindibile), bensì canzoni impostate su arrangiamenti dalle sfumature acustiche. Non a caso, il lavoro con cui Alice ha inaugurato il percorso si intitolava "Naked songs", formula che non lascia certo molti spazi ad interpretazioni di sorta.
"Star rovers" continua, per fortuna, a battere quella strada e si compone di 9 tracce tutte straordinariamente riuscite. Sempre in coppia con il fido Gianfranco Romanelli, la rocker bolognese si dimostra ancora una volta di essere super ispirata, ai livelli di nostra signora del r&r PJ Harvey e del primo Ben Harper. E non pensiate che azzardi paragoni impossibili perché ce li ha davvero i numeri e le canzoni - personalmente lo scrivo da sempre - per dare la paga a svariate rockstar internazionali. Riuscisse infine ad arrivare alle orecchie di Jack White per fargli ascoltare "Venus" o "Gipsy mind" (ne dico due), l'ex White Stripes potrebbe davvero mettere la fatidica "buona parola" e/o decidere persino di produre la coppia. Se lo meriterebbero tantissimo, se mai ci fosse giustizia a questo mondo.
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