L’italiano è una lingua fantastica, già soltanto per il fatto che riesce ad intrigarti meglio di qualunque altra grazie alle sue pressoché infinite possibilità di assemblaggio fonetico / sintattico, quasi fosse fuoriuscita da un monumentale scatolone di Lego. Alessio Luise questo lo sa benissimo e alla stessa stregua di un Bergonzoni post-atomico (non sono il primo a tirare in ballo lo scrittore bolognese, è vero, ma il paragone nasce spontaneo) appronta il suo personalissimo meccano linguistico/concettuale a carburazione elettronica – carico di paradossali e rocamboleschi giochi di parole – per dispensare surreali prospettive esistenziali e divertenti dissertazioni nonsense, confezionandoli come frasi sconnesse vomitate da un gigantesco vidiwall metropolitano.
Tra il divertissement e l’esercizio di stile, la polisemica boutade e il cabaret futuristico “RadioGramma - episodi grammatici” degrada la sua seppur piacevole cornice musicale synth-pop ad asettico escamotage per enfatizzare, attraverso la manipolazione della parola, la componente più creativa di certo cantautorato avanguardista italiano di matrice new wave, scomponendo e ricomponendo puzzle elettro-testuali che trovano in “Non tutti i sali”, “Nuovo episodio grammatico” e nelle derive bluvertighiane di “Chi tace non si sente” la loro migliore rappresentazione.
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