Ritorna il denso e plumbeo cantautorato di Nicodemo, nel suo consueto vestito synthpop, a ricordarci quanto il presente conti più di ogni altra cosa.
L’ormai preistorico modus vivendi del carpe diem e, con esso, la condivisibile concezione del tempo come taumaturgico alleato e non come mortifero avversario, si materializza nuovamente sotto più patinate forme tra le nove canzoni che compongono il nuovo album di Nicodemo.
Supportato da una nutrita schiera di collaudati collaboratori (con Garbo ed Andy a fare da capisquadra) il cantautore campano si spertica in un’appassionata difesa del presente, inteso come antidoto al futuro e speranzosa via di fuga, attraverso le tinte cobalto di un synth-cantautorato battiatiano e post-battiatiano (di scuola Bluvertigo / Soerba tanto per capirsi) magistralmente personalizzato da metalliche rifiniture in delay e da una semi-claustrofobica cifra interpretativa che fa della magmatica lentezza il suo marchio di fabbrica.
Se le suggestive alterazioni chiaroscurali, classicamente new wave, della glaciale “Nell’aria” (featuring Denise) cristallizzano millimetricamente lo spirito del disco, è nel cinismo strisciante di “Un grande Natale” e nella stigmatizzazione dei tempi moderni di “Grida” (featuring Luca Urbani) – quasi una reincarnazione contemporanea della mitica “Un albero di trenta piani” di Celentano – che troverete un efficace detergente per risciacquare le vostre coscienze.
A chiudere in bellezza quest’opera seconda ci pensa la mai abbastanza celebrata Raffaella Destefano dei Madreblu, commovente nel disegnare la perlacea bellezza dell’inverno sulle note di un pianoforte pieno di vento, a ricordarci che ognuno di noi, chi più chi meno, è soltanto un “vetro fissato male alla finestra della vita”.
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La recensione Viola 2013 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-05 00:00:00
COMMENTI (1)
Antonio Belmonte... Grazie mille:)