Con “Pasto Crudo” i The Jackals adottano una formula curiosa, e scelgono di presentare nove pezzi inediti insieme a sei cover di classici della musica italiana. I background musicale del terzetto, però, è quello del rock pesante di matrice anglosassone: hard rock inglese anni anni ’70 e heavy metal. La proposta funziona a sprazzi: fila tutto liscio quando, a cavallo di robusti giri di basso, i tre spingono sull’acceleratore e si lanciano sull’alternative dal sapore USA e inanellano riffoni a metà fra il grunge e i Black Sabbath (“Scirocco”, “Vorrei Non Dormire Mai”). Si inceppa un po’, invece, quando si punta alla semi-ballad d’atmosfera con venature prog (“Guardare Le Stelle”, “Sul Tetto Del Mondo”): non mancano buone intenzioni ed intuizioni, ma ci sono anche vari passaggi confusi e poco fluidi; insomma, in certi casi si percepisce un’immaturità di songwriting e arrangiamenti che rende il tutto meno godibile ed incisivo di quanto potrebbe. C’è poi da dire che l’intento di affiancare il rock pesante con uno stile lirico curato e di impronta intimistica si infrange in parte contro un muro di testi che più di una volta sfociano nello stucchevole e nel banale.
Come seconda portata di questo “Pasto Crudo” abbiamo le cover, brani di De André, Morricone, Fortis, Battiato e PFM: riproposizioni molto fedeli alle originali per struttura e melodie, ma arrangiate in chiave rock. Forse sei cover per un disco in studio sono un po’ troppe, ma i pezzi sono tutti molto divertenti, qualcuno più qualcuno meno: se “Impressioni di Settembre” e “L’Estasi dell’Oro” colpiscono poco perché già sentite e risentite in veste rock, i pezzi di De André e Battiato, ingrassati a suon di distorsioni e ritmiche aggressive, rendono molto bene e si fanno ascoltare volentieri. Non un disco per tutti, ma ai fan di queste sonorità potrà tranquillamente risultare piacevole, fermo restando che il gruppo ha ancora del lavoro da fare.
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