Terzo disco per Giampaoli: colonne sonore per rievocare il passato, e sostenere il presente
Ricordi struggenti, particelle infinitesime di ricordi struggenti, tanto piccoli da diventare nostalgia nella sua forma più intima e intensa: è bello abbandonarsi al passato, a volte. E il passato ha la sua musica, la memoria ha un suono, la nostra vita ha una soundtrack fatta di stili variabili, generi che si mescolano e colori più o meno brillanti, un arco di sfumature talmente innumerevoli da non poterle raccontare. Ma se ascolti “Danza del Ventre” riesci a muoverti con agilità fra le emozioni che provi e hai provato, tra gli addii e i ricongiungimenti, le pause e le rincorse, le scelte e le attese. Tra il tango e la psichedelia fatta di effetti analogici, i sussurri strumentali e gli arpeggi malinconici, il sole, l’oceano come pure le tue fasi lunari, non manca nulla e puoi giocare ad associare ogni brano a un tuo particolare istante, e ogni brano diventa personale in modo diverso, provaci un po’.
Francesco Giampaoli, già nei Sacri Cuori (che non lo abbandonano in questo terzo lavoro da solista) è un polistrumentista capace di generare film minimali e ricercati in ciascun pezzo, con la cura e la mano esperta di un artigiano della musica, le rifiniture essenziali e un mood che prende nella pancia, ti batte dentro e si insinua tra le sensazioni e i nervi, si innesta nel giorno e prende il sopravvento sui tuoi piani, ne fa piccoli film, curati e senza trame a effetto, una sorta di nouvelle vague musicale che lavora attimo dopo attimo per costruire una struttura fascinosa e ricca.
Le notti romagnole, i boulevard, le notti insonni e le piazze vuote, la voce di una donna e il silenzio di un cuore incerto, i rumori di mondi lontanissimi, il frastuono del tuo, e tutto è perfettamente cucito e tenuto assieme da quell’affondarti dentro, dall’esattezza delle forme, dall’alternarsi di luce, perlopiù chiari di luna, e ombre, perlopiù la tua, profondissima, sul muro di fronte.
Un viaggio mentale, un percorso interiore che lascia il segno quasi ti mordesse con dolcezza, e un gran gusto per le belle cose, i sogni e le magie evocative di ogni strumento. Lasciarsi conquistare è piuttosto semplice, se non inevitabile: un disco che sorprende ciascuno in maniera differente, perché abbiamo storie diverse, memorie distanti e un passato che è solo il nostro, e ognuno ha il suo meraviglioso corto da girare, e poi ricordare, ogni giorno.
---
La recensione Danza del ventre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-19 00:00:00
COMMENTI