A volte basta la biografia, ma proprio la prima riga: “Rock Progressivo Italiano con ispirazioni e sonorità vintage”. Mai biografia fu così sincera. Ma manca la storia, la storia piccola minuta, fatta di persone comuni con una passione. La storia de Il cerchio d’oro ci parla della reunion di un gruppo nato nel 1974 che dopo solo tre singoli si scioglie all’approssimarsi degli anni 80. Passano trentadue anni e molti esperimenti musicali (dai tributi ai Beatles, al rock al metal) per i vari componenti. Dopo un cd che riassume la prima parte della storia, vengono dati alle stampe due concept album, uno nel 2008 ed uno - quello in oggetto - nel 2013, sempre per Black Widow Records. C’è anche spazio per le ospitate, come Martin Grice e Ettore Vigo dei Delirium e Giorgio "Fico" Piazza, ex bassista storico della P.F.M. Il concept è quantomeno didascalico ed il suono è esattamente quello che si può immaginare: riferimenti al prog italiano anni sessanta e primi anni settanta (ma senza esagerare con la sperimentazione), orge di synth ed organi elettromagnetici, cori, chitarre pulite con qualche svisata distorta, sopratutto negli assoli. Gli arrangiamenti sono puliti e filologicamente corretti, con qualche capatina nel beat italiano ed in generale nel pop-rock anni sessanta.
Niente sorprese magari, nemmeno nei testi, ma tanta tanta concretezza nel portare a casa il risultato con un lavoro organico che si lascia ascoltare magari proprio in virtù di questi suoni che fanno sentire a casa e che fanno gioire per quella svisata di moog o di hammond che stai agognando sin dall’introduzione, perché te lo senti che sta per arrivare. Un buon disco. Bel ritorno.
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