Beatles & Sons, con un tocco di Greenwich Village
Ho una domanda per Ruggero Bianchin: Ruggero, per caso ti piacciono i Beatles?
Sì, ovviamente è una domanda retorica, e d'altro canto esiste qualcuno al mondo a cui non piacciono i Beatles? Credo di no. A qualcuno, però, piacciono di più, e a volte se quel qualcuno suona non esita a farne pubblica dichiarazione, registrando dischi tipo questo. Tipo quei dischi che ti fanno pensare che è vero che la storia è ciclica e anche la musica, che c'era il revival degli anni ottanta e adesso c'è quello dei novanta, però c'è anche un'epoca che resiste ai cicli e alle mode: gli anni sessanta, naturalmente. E quindi fra corsi e ricorsi esisteranno sempre dischi che suonano così, un po' psichedelici un po' folk, un po' Liverpool un po' Greenwich Village, un po' anni novanta ma di quei novanta che guardavano ai sessanta. Quelli, per dire, di quando il Rob di “Alta Fedeltà” si chiedeva se ascoltava la pop music perché era infelice o era infelice perché ascoltava la pop music. Citazione sempre pertinente quando si parla di roba british, ma che in questo caso viene fuori ancora più spontanea nel momento in cui si arriva all'inizio di “Daisy Tunes”, col suo “I've been throwing away all my favourite records, they have been lying all the time”. Molto Rob, molto nerd, molto nerdismo in tutto l'album a dire il vero, fieramente demodé e fieramente fatto in casa.
Ecco, forse una produzione meno DIY avrebbe potuto smussare certi momenti di autocompiacimento stile voglio essere un po' Beatles un po' Led Zeppelin un po' Pink Floyd, tutto in una canzone! (no grazie) e migliorare l'interpretazione che a tratti risulta un po' monotona, però tutto sommato è un disco che potrebbe piacere a Rob. E a noi che ci sentiamo un po' Rob.
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La recensione Tones Of Home di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-21 00:00:00
COMMENTI (1)
Bello!