Come mettere insieme chitarre acustiche, stile cantautoriale ed elettronica mantenendo l’armonia
Immagina di essere sulla griglia di partenza, con le dita che premono forti su una pista di atletica, il respiro trattenuto nell’attesa del segnale, con tutti i muscoli in tensione, pronti a manifestare la propria potenza in una frazione di secondo. Poi si sente il colpo di pistola e si parte al massimo della velocità con la mente svuotata dal resto, i battiti accelerano, la respirazione si fa più rapida, ma sempre regolare. Non ti puoi fermare a prendere fiato, vorrebbe dire mollare. Poi arrivi al traguardo e solo in quel momento puoi fare finalmente respiri profondi.
In una corsa a ostacoli c’è tutto il disco d’esordio di Luca Giura, in arte Molla. La corsa e il respiro affannoso stanno nell’ampio uso dell’elettronica e nei loop che accompagnano ogni brano; il suo traguardo corrisponde nel mettersi in gioco con la musica, facile e immediato da in lato, faticoso dall'altro. Molla alla fine se la cava e, pure se non arriva primo, ottiene un ottimo risultato. Si presenta con uno stile abbastanza originale, in cui si sentono influssi cantautoriali e chitarre acustiche, accompagnati, controllati o semplicemente alternati ai momenti di elettronica e dubstep. Non c’è una spiegazione logica a come si possano riuscire ad abbinare esperienze così lontane l’una dall’altra, ma il risultato finale è buono e non risulta mai forzato. Alla fine Molla riesce a creare un proprio stile che si avvicina a quello dei Tiromancino, degli Otto ohm, dei Subsonica o del più recente Cosmo, rimanendo comunque indipendente da ognuno di loro. I testi, in italiano, scritti da Ambra “Amber” Susca, risultano essere il punto debole del disco, anche se sono cantati sempre con la giusta dose d’intensità o sussurrati nel momento del bisogno. L’impressione è che dando un’aggiustata formale alle parole e con un tocco di originalità in più si possa veramente realizzare qualcosa d’importante.
Più o meno tutti i testi parlano d’amore o di relazioni personali con naturalezza e semplicità, a volte è un pregio, altre volte il rischio è di scadere nella banalità. “Barbie 83” è l’essere disposti a rinunciare alla propria collezione di Dylan Dog per la tua casa di Barbie dell’83, rievoca ricordi adolescenziali e spinge forte con i loop elettronici affiancati alla chitarra acustica. “In silenzio” racchiude tutta l’attesa e le aspettative per il futuro, dall’amore alla carriera, il tutto reso con una base elettronica che a tratti lascia spazio al piano. “7 Novembre” è una delle più coinvolgenti con quella base rigorosamente elettronica che prima accelera e poi rallenta su cui non si può stare immobili. “Aldilà” dimostra ancora meglio come si possa creare un’armonia tra le chitarre, l’attitudine cantautoriale ed un accompagnamento sintetico mai invadente, che rimane sempre in sottofondo e fa scivolare più morbidamente le melodie sul tessuto di un testo che spinge a superare i propri limiti. In “Lontano da te” riprende forte l’elettronica iniziale e pure il testo offre buoni spunti. E poi “Sottovoce” è rassegnazione e coraggio allo stesso tempo (imparerò a fare a meno di chi fa a meno di me), la voce è sussurrata e vibrante, la musica necessariamente più lenta per adattarsi al tema. “Prendi fiato”, ultima traccia, è il respiro che si fa solo alla fine della gara, quando tutto ormai è passato.
Era solo una gara di qualificazione e Molla ha ottenuto un ottimo piazzamento. Ora deve confermare tutte le qualità che ha già mostrato, perché ha del buon potenziale da sfruttare al massimo. Abbandonando l’abitudine pop di ripetere ossessivamente frasi significative dei testi perché rimangano impresse e sistemando formalmente le parole può venir fuori qualcosa d’importante. Un bel respiro profondo prima di ripartire.
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La recensione Prendi fiato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-12 00:00:00
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