Luci e ombre in un rock grintoso ma imperfetto.
La coscienza di sé non è una cosa che si raggiunge così, come se niente fosse. Ci vuole tempo, esperienza, e non è nemmeno detto che uno ce la faccia, a conquistarsela. Quando ci si riesce, si dovrebbe poi essere in grado di capire quali sono i propri punti di forza e quali le debolezze, e regolarsi di conseguenza.
Per esempio, se hai una band e hai coscienza di avere alcuni punti di forza che sono sostanzialmente la grinta e l'uso consapevole di stilemi di tosta matrice post-grunge e rock alternativo italiano, faresti forse bene a puntare tutto sulle distorsioni e le ritmiche muscolari e le rauche urla accusatorie. Allo stesso modo, dovresti avere coscienza dei tuoi limiti e capire che se, per esempio, hai una voce non esattamente virtuosa, anzi diciamo pure molto spesso stonata, magari non vale la pena avventurarsi in ballate molto melodiche come ad esempio “Neve”, perché il risultato non sarà romantico o struggente, ma solo fastidioso. E ancora, se uno non ha un'attitudine particolarmente personale quando si approccia allo strumentale, dovrebbe evitare di affidare la partenza di un album a un pezzo come “Dal nulla”, che vorrebbe essere atmosferico ma è invece piuttosto... nullo.
Il consiglio, quindi, è quello di acquisire maggiore coscienza di sé, lavorare sulle mancanze, fortificare quanto c'è di buono e andare avanti.
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La recensione La coscienza di se' di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-27 00:00:00
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