The Niro si cimenta col cinema. Per la precisione, con un'intera colonna sonora originale, fatta di pezzi strumentali, inserti brevissimi, brani cantati. Il film è "Mr. America", produzione indipendente di Leonardo Ferrari Carissimi, giovane regista teatrale che esordisce sul grande schermo. Si tratta di un thriller, con un intreccio sul mondo dell'arte e con Andy Warhol sullo sfondo.
Difficile capire se la soundtrack sia d'effetto, non avendo visto il film. Ma al primo ascolto, senza sapere neanche il genere, l'atmosfera cupa, inquietante, ma allo stesso tempo intrigante c'è tutta. Archi, tastiere, percussioni, chitarre: le tracce scorrono fluide. "Victims", ad esempio, mette paura. "Roy" e "Bells" un po' d'ansia.
Poi ci sono le canzoni. E qui entrano in gioco anche ritmi sudamericani e venature jazz. "Mr America" è il tema portante, nella bossa version diventa caldo e probabilmente è qualcosa in cui non abbiamo mai visto il cantautore romano cimentarsi. "Circle", invece, è un pezzo più rock che mentre cresce ingloba stile e scale care a Davide. Torna poi la bossa con "La muerte", brano in cui si va a braccetto con la psichedelia. E che con ogni probabilità, a giudicare dalla trama del film, calzerà a pennello sui personaggi, tra galleristi e artistoidi. "Post Atomic Down", ancora, porta il marchio di fabbrica The Niro, bella ballata con arpeggio iniziale, che distende gli animali dopo la tensione. Siamo già fuori dall'intreccio, stiamo andando verso la conclusione. E la conclusione è un pezzo in cui fa capolino anche Marco Cocci, tra i protagonisti del film, che canta su un mantra ritmico, un sound anni '90 con cenni elettronici.
In definitiva, una buona prova per The Niro in un contesto così diverso dall'abituale e anche complicato da intercettare. E' chiaro che non è la colonna sonora a fare la bellezza del film. Ma se le musiche sono azzeccate, come queste, di sicuro il risultato finale per lo spettatore è di gran lunga migliore.
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