Lantern
Diavoleria 2013 - Hardcore, Emo, Screamo

Diavoleria

Un sound duro e definito che fa da sfondo a un'emotivitĂ  fragilissima: la contraddizione dei Lantern

All’uscita del singolo “Inferno a rotta di collo”, avevamo detto che i Lantern sono una delle migliori band della terza ondata emocore: ascoltandoli si ha la sensazione di trovarsi davanti a una fragilità emozionale che si scontra con un suono solido e definito, e di questa grande contraddizione vive “Diavoleria”, il primo LP, dove la grandezza del suono è inversamente proporzionale alla forte emotività che trasuda dai testi, come se il sentimento, tanto passionale quanto impotente, debba esplodere e urlare e farsi grande tramite i registri delle chitarre e le ritmiche serrate.

Il sound west-coast passa dalle mitragliate a brevi aperture su panorami post-rock (“Blek macigno”), le chitarre disegnano le melodie quando la voce tira dritto al cielo, ricamano arpeggi sulla batteria furiosa, dialogano tra loro e con la sezione ritmica rendendo il lavoro compatissimo. Anche su momenti più rilassati – come la parte centrale di “Siberia” o la prima metà di “L’invincibile S50” – la tensione verso l’alto apre e trascina, saturando l’ambiente sonoro di tensione emotiva. Dal punto di vista strettamente musicale, i Lantern sono andati a scuola tra i banchi della Ebullition records condividendo il posto con i Touché Amoré, la voce invece, anche per la scelta dell’italiano, alterna screamo e spoken word avvicinandosi più alle colonne portanti del genere in Italia, Raein in cima.

Su questo sound così strutturato, già altamente riconoscibile e straordinariamente solido per una band al primo LP, i testi disarmano per la capacità di costruire con poche immagini un’intera storia con tutte le sfumature di sentimento che questa porta con sé. E il ritratto (di un padre?) in “Siberia” rappresenta forse uno dei momenti più alti: “Portaci indietro ai tempi delle bugie: nulla era mai quello che credevamo e voi, ancora insieme. Quando te ne sei andato, come mi hai lasciato: nella desolazione di una tua vecchia foto”. O il modo in cui si descrive il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, con tutto quello che questo comporta: la perdita delle illusioni, la circolarità degli errori, il frustrante tornare a stadi emotivi ormai logori, “Ma rimarremo come siamo sempre stati, in balia dei turbini, e attraverso le spirali troveremo sempre la via più lunga”. Persino della morte i Lantern riescono a rendere il senso di vuoto e ineluttabilità in pochissimi versi “Ti ritrovo qualche anno dopo, per quattro anni pieni di storie, poi in un letto di ospedale e poi mai più”. Tra i brani, si collocano i siparietti esistenzialisti tratti da “Crimini e misfatti”, quasi a voler insinuare in questo panorama così oscuro un senso di beffarda ironia alleniana.

“Diavoleria” è la vita stessa, marchingegno misterioso che si inceppa fin dai tempi dell’infanzia, “recisa di netto e diabolicamente viva”: non abbiamo le istruzioni per farla funzionare come vorremmo, siamo spettatori di una casualità che è dolore da sempre e per sempre “Nasciamo nudi moriamo in stracci d’argento e sangue e sangue”. Poche, pochissime band sanno trasportare in musica questo senso perenne di inadeguatezza e frustrazione, nevrotica ricerca di una stabilità destinata comunque a durare il tempo di un’altra sconfitta. I Lantern portano la voce di una generazione di confusi che ha bisogno di sviscerare i propri sentimenti a cuore aperto. Quello che sentiamo dentro di noi ci rende vivi ed è il motore delle nostre esistenze, l’unica certezza, duratura come ”un palazzo d’oro”.

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