Ballate malinconiche per ottime canzoni folk. Complimenti.
Ascoltare i Phonic Culture Club è come salire in macchina e fare un giro intorno al lago di Bracciano (googlatelo!) in autunno. La formazione viene da quelle zone e ha impresso in "Three" immagini lacustri che devono vedersela con l'idea romantinca di un tempo che, correndo, obbliga a crescere e partire. Bon Iver, The National e una certa introspezione, convivono in un prodotto eterogeneo con richiami al passato e spunti propri che ben incanalano questo nuovo folk intimista. "Grew up", "Radici" e "Broken city" non possono essere ascoltate separatamente ma rappresentano un crescendo frutto di accurata ispirazione e postproduzione. Se Justin Vernon ha avuto bisogno di delusioni amorose e di un ritiro forzato in campagna per comporre "For Emma, for ever ago", i PCC sembrano trarre ispirazione da madri che fumano troppo e che richiedono attenzioni. Anche se si lavora in un pub oltre confine, anche se in città tutti parlano una lingua incomprensibile, anche se gli amici sono rimasti a casa e la festa non inizia. I cori della seconda traccia diventano carezze per una città rotta che sembra uscita uscita dalla Moleskine di Matt Berninger.
Di solito talenti di questo calibro tendono a lasciare il paese. Inviterei loro a rimanere e continuare a farci ballare con queste canzoni maliconiche. A voi consiglio di schiacciare play.
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La recensione Three di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-11 00:00:00
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