falcamilioni & le figure
FalcaMilioni & Le Figure 2013 - Cantautoriale

FalcaMilioni & Le Figure

Narrazione romantica da film anni 60 e tanto blues ruvido. Qualche limatura è dovuta, ma non sono brutte canzoni

Il disco di FalcaMilioni e Le Figure è un piano inclinato verso il pozzo della nostalgia. E' un caso strano questo, in quasi tutti i pezzi della tracklist c'è un vago peregrinare di sensazioni che però alla fine vengono prese a cazzotti dalla nostalgia che le stende facile. Inizialmente le canzoni sembrano partire bene, ammiccano a storie di vita allegre e danzanti su ritmi "balcanosi" o blues classici anche ben suonati, ma poi, tutto d'un tratto ti coglie un senso di malinconia e nostalgia dei tempi andati che non te lo levi più fino alla fine.

Sarà che il blues non è propriamente il più giocondo dei generi musicali, sarà che "a quei tempi era sempre festa" (frase tra le più nostalgiche mai scritte), ma non c'è proprio scampo: quello che in inglese si definirebbe blue feeling persiste ed è durissimo a morire. Così si ripensa a quando i trenta erano gli anni in fiore ("Avere trent'anni") ci si rassegna al fatto che alla vita non si può scappare ("L'escapista"), con la nebbia sempre appresso ("Bovisa blues") perchè questo nuovo millennio non ci da' prosperità ("Miseria e povertà"). Non c'è molto da stare allegri quindi, peccato.

Teatralità ed enfatizzazione nell'approccio alla musica, Gabriella Ferri e Giorgio Gaber sono giganti con cui è quasi impensabile il paragone; la voce di Falca, roca e ricca di colori, caratterizza i pezzi rendendoli piacevoli e quasi ricalca quella di Gianna Nannini in alcuni passaggi ("Fammi morire"), non vale lo stesso per Emiliano-Milioni, una vocalità, un anonimato. Si colgono qua e là similitudini con pezzi noti: il ritornello de "L'escapista" pare il ponte di "Non ho l'età" di Gigliola Cinguetti, "Bovisa Blues" ricalca l'andamento de "Il Carrozzone" di Renato Zero e "Miseria e povertà" quello di "Primavera a Sarajevo" di Enrico Ruggeri. Le sonorità hanno poco di sperimentale: si va dal classic blues al folk cantautorale tutto ben suonato ma zenza troppi clamori, piccola nota di demerito per le voci troppo poco "dentro" alla musica, infezione tipica del pop italiano difficile da curare.

Alla fine del piano inclinato, dopo la montagna di malinconia che i testi di questo album lasciano, se si ascolta bene, si percepisce uno spessore artistico importante, Falca e Milioni cantano storie ordinarie e vere, con una narrazione romantica da film anni 60, mancano solo alcuni giri di vite nei punti giusti per non lasciare dubbi sulla bontà delle canzoni, alcuni accorgimenti nella finitura di arrangiamento e magari provare ad addolcire la pillola non guasterebbe. 

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.